Caravaggio, L’incredulità di Tommaso (dettaglio) -
Caro cardo salutis.
La carne è il cardine della salvezza.
Tertulliano
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Mi lascio ispirare
L’episodio del secondo segno di Cana ci mostra alcuni moti fondamentali della nostra fede.
Tutto inizia quando non sappiamo più che pesci pigliare, quando tutte le nostre certezze cadono, quando siamo frustrati, disperati. Proprio in queste circostanze c’è un moto verso Gesù. La Buona Notizia è che Gesù si è già messo in moto nella direzione uguale e contraria: verso di noi. È la discesa di Gesù nell’abisso della sofferenza mortale di un bambino e nella desolazione della sua famiglia, l’incarnazione del Figlio di Dio nella carne mortale.
A questo punto una domanda che spiazza, sembrerebbe retorica se non addirittura stizzita: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete?” La risposta in ogni caso è certa: no, non crediamo. Abbiamo bisogno di un segno, di toccare con mano la vicinanza di Dio. La volontà di Dio non è detto che corrisponda alle nostre originali richieste, ma forse qualcosa di ancor più sorprendente ci attende.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo mi sono avvicinato o allontanato da Dio nei momenti di crisi?
Che risposta ho avuto?
Com’è cambiata la mia fede?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Marzo
2022
Qualcosa di ancor più sorprendente
commento di Gv 4,43-54, a cura di Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani