-
In queste buie stanze dove passo
giornate soffocanti, io brancolo
in cerca di finestre. – Una se ne aprisse,
a mia consolazione –. Ma non ci sono finestre
o sarò io che non le so trovare.
Meglio così, forse. Può darsi
che la luce mi porti altro tormento.
E poi chissà quante mai cose nuove ci rivelerebbero.
Constantinos Kavafis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 18,21-35)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Mi lascio ispirare
Il servo si sdebita per la generosità del padrone, che sceglie di estinguere il debito. Si ritrova, da uomo liberato, di fronte a un secondo servo cui aveva prestato denaro. Avrebbe potuto condonare, eppure sceglie la condanna: manda in prigione il debitore insolvente. Si sarebbe potuto voltare, avrebbe potuto volgere lo sguardo all’esperienza di essere liberato che lui aveva assaporato sentendone nelle proprie fibre la potenza, avrebbe potuto moltiplicare il condono condonando a propria volta. Si sarebbe potuto dedicare alla rilettura di quanto sperimentato.
Gli eventi che ho attraversato e che sembrano relegati nel dimenticatoio del passato possono essere recuperati mediante la rilettura, posso ritornare a quanto già vissuto e lì trovare una chiave ermeneutica nuova per il mio presente. Fare memoria di ciò che ho già compiuto o di ciò che ho oramai subito può aprire le porte alla novità.
Eppure il servo si decide altrimenti. Tutto questo viene riferito al padrone, e il servo, da uomo liberato, diventa uomo denudato di quanto possedeva e imprigionato. La condanna ricade su di lui. Viene riaffermato il circolo vizioso del debito e del debitore insolvente punito… La rilettura può forse infrangere il circolo introducendo la speranza di un seme nuovo da coltivare nel mio presente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le esperienze che si ripetono nel mio passato?
Quali sono i semi nuovi che ricavo dalla mia storia rileggendo quanto ho già vissuto?
Quale seme vedo germogliare oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Marzo
2022
Dalla memoria esperienze nuove
commento di Mt 18,21-35, a cura di Carmine Carano SJ