Ph. by Rod Waddington from Kergunyah, Australia, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons -
Se non è possibile che cessino di esistere padroni e servi, lascia almeno che io faccia il servo ai miei servi, così come loro servono me.
F. M. Dostoevskij
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare guide, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Mi lascio ispirare
Il mondo capovolto, o meglio, rimesso dal Signore nella sua giusta posizione. Un Gesù piuttosto duro si rende conto che, spesso, chi è guida del popolo da esso si fa servire, invece di servirlo; vede che chi dovrebbe essere esempio di vita, in realtà non vive ciò che predica e, col tempo, ciò che predica diventa sempre più orpello o vetrina per autopromuoversi invece che liberazione.
Ecco allora che Gesù, parlando ai suoi discepoli e alla folla vuole rimettere le cose a posto: niente gerarchie di guide o rabbì, ma fraternità. Niente prediche inconcludenti, ma condotta di vita conforme a ciò che si predica. Niente onori e ammirazioni da parte del mondo, ma umiltà e servizio. La buona notizia è proprio questa: solo relazioni di fraternità vera possono diventare la cifra di credibilità del rapporto vitale col Padre celeste.
Mai messaggio è stato più chiaro e, forse, poco digerito da chi vuol seguire veramente il Cristo in tutte le epoche storiche, non solo al tempo di Gesù. E la tentazione dell’autocompiacimento nel farsi dare titoli di onore alberga poco o tanto in tutti noi. La conversione allo stile evangelico risulta più come mai necessaria per ognuno, in ogni tempo: umiltà, servizio e fraternità non sono parole vincenti per il mondo, ma sono le sole che lo possano rendere opera bella del Padre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando il Signore ha capovolto il tuo mondo?
In quale luogo confuso della tua vita vorresti che il Signore portasse oggi la pace?
Dove ti senti chiamato a fare servizio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Marzo
2022
Umiltà, servizio, fraternità
commento di Mt 23,1-12, a cura di Lino Dan SJ