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Gli uomini ci debbono quel che noi immaginiamo ci daranno. Rimetter loro questo debito. Accettare che essi siano diversi dalle creature della nostra immaginazione, vuol dire imitare la rinuncia di Dio. Anch’io sono altra da quella che m’immagino essere. Saperlo è il perdono.
Simone Weil, L’ombra e la grazia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,36-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Mi lascio ispirare
Immagini false di Dio e immagini false degli uomini, di chi ci è accanto. E se si misura per comparazione, e il “metro” di riferimento è Dio, allora dobbiamo ripartire dalla Sua vera immagine: è nostro Padre, è misericordia senza misura. È il solo che potrebbe giudicare e invece il suo amore copre tutto, siamo ciò che Lui dice di noi, non quello che dicono altri.
Questa misericordia gli scaturisce dalle viscere, da questo grembo materno di Padre che è partecipe delle sofferenze dei suoi figli. Mentre noi non facciamo che scrutarci gli uni gli altri con diffidenza, pesando ogni parola, ogni azione.
La misericordia in alcune icone mariane è come un mantello, una tenda che ripara, ci accoglie tutti, è un grembo che genera a vita nuova. L’usanza medievale vuole che i figli presi sotto il mantello di una nobildonna durante le sue nozze fossero riconosciuti dal marito come legittimi. Questa misericordia ci fa figli amati di Dio.
La mia misura d’uomo, finita, invece è un contenitore che perde, perciò si svuota in fretta, sembra che nulla basti a riempirlo e per questo motivo mi sembra di non poter offrire nulla e giudico le situazioni e le persone su quel vuoto che mi porto dentro. Il giudizio che ho sugli altri mi fa da specchio.
Ma Tu non ti stanchi di noi e continui a riempire e ad accoglierci senza condizioni. Al punto che questa vita che ci doni si riversa fuori, è inevitabile. “Imitare la rinuncia di Dio”: smettere di costringere gli altri a una forma che mi fa comodo. Imparo da Te ad amare l’altro per quello che è, rinunciando alle mie pretese, guardando ai miei limiti. Perdonando di cuore. Imparo da te a non stancarmi di me stesso e degli altri. Dici che è inevitabile offrire ciò di cui il cuore è pieno. Lascia che sia pieno di Te, Signore. Lascia che trabocchi senza misura.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni ti sei sentito profondamente perdonato, visto, per quello che sei veramente?
Quale debito puoi rimettere oggi?
Cosa dice oggi il Padre di te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Marzo
2022
Capaci d’amare
commento di Lc 6,36-38, a cura di Caterina Bruno