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Sui monti di pietra può nascere un fiore,
in me questa sera è nato l’amore per te.
Non son degno di te, non ti merito più…
ma quando la sera tu resterai sola
ricorda qualcuno che amava te.
Gianni Morandi, Non son degno di te
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Mi lascio ispirare
Luca sta narrando guarigioni a opera di Gesù, che ha appena sanato un uomo dal corpo paralizzato e se ne trova di fronte un altro che ha il corpo perfettamente funzionante ma lo spirito paralizzato. Le ferite e i blocchi superficiali sono facili da notare, tutto ciò che invece affligge il nostro intimo fatica a emergere e diventa complicato prendersene cura. Ci vuole qualcuno che sappia cogliere la sofferenza che si nasconde sotto il velo esteriore, magistralmente adornato dal nostro ego.
Levi porta un nome tipico della casta sacerdotale, ma la vita che conduce è ben lontana dall’essere al servizio di Dio. Non conosciamo lo stato d’animo di quest’uomo quando viene chiamato, tuttavia colpisce la velocità con la quale risponde a Gesù: un incontro decisivo che avviene durante quella quotidianità che spesso rende banale il male del quale ci facciamo promotori o del quale siamo partecipi. Forse Levi già da tempo stava riflettendo sui motivi che lo spingevano a tradire il suo stesso popolo, schierandosi dalla parte dell’oppressore per seguire il proprio tornaconto personale.
Tra le esperienze più significative e feconde che possiamo sperimentare c’è quella di sentirsi guariti e liberati da un male che ci tormentava. La gioia di Levi infatti si traduce in una grande festa che gli permette di condividere le sue ricchezze anche con coloro che ancora non sono stati raggiunti dal soffio liberante dello Spirito. È davvero bello vedere come Gesù, destinatario del banchetto offerto, non si metta alla porta per controllare se gli invitati siano degni di partecipare o meno. Non baratta la conversione con il cibo e la gioia dello stare insieme. Non si mette al centro. In casa di Levi c’è spazio per tutti: sani e malati festeggiano insieme la liberazione di Levi. Da questo tipo di festa ci si può solo autoescludere ed è il caso dei farisei. Sono gli unici infatti ad avere il cuore ancora troppo indurito per poter abbracciare quell’umiltà che, rifiutando la condanna, spalanca le porte alla misericordia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando mi è capitato che, concentrandomi sui miei soli interessi, abbia fatto del male a un fratello?
In che modo posso farmi prossimo di chi ancora non ha abbracciato la logica del Vangelo?
Quale ferita chiedo che Gesù guarisca oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Marzo
2022
Spalanca le porte alla misericordia
commento di Lc 5,27-32, a cura di Fabrizio Barbieri