Silhouette of Tree Near Body of Water during Golden Hour -
Il punto è che educare non significa condurre lungo una via già tracciata, ma, a partire dalle proprie radici, spingere verso la possibilità inedita di fare esperienza dell’apertura dei mondi, di sostare in essa senza pretendere di appropriarsene, ma imparando a decentrarsi dal proprio Io e dai suoi fantasmi di padronanza.
Massimo Recalcati
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,39-45)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.
Mi lascio ispirare
Capita a tutti, prima o poi, di avere un ruolo di responsabilità su un’altra persona. Non intendo quella del capo, che ti dice cosa fare a lavoro. Intendo quella formativa: un educatore, un accompagnatore spirituale, un genitore o anche semplicemente un amico più grande di cui ci si fida. E mi sembra che oggi il Vangelo parli a noi quando siamo in quel ruolo.
La metafora che Gesù sta usando comunica un messaggio chiaro: un albero cattivo non può fare frutti buoni (dice anche il contrario, ok, però a quello ci arriviamo dopo). Ora, nessuno di noi può dirsi cattivo fino in fondo, però la cattiveria non è una cosa che ci è estranea. Cosa succede alla nostra cattiveria quando rivestiamo un ruolo educativo? La trasmetteremo alle persone che abbiamo intorno. Non si scappa da questa dinamica. Passerò all’altra persona anche il peggio di me, e questo si aggiungerà ai problemi che l’altro ha già di suo. Perché se mi pongo come colui che pretende di spiegare il senso della vita e avere tutte le risposte pronte, il rischio è che l’altro, fidandosi, assuma la mia visione senza rifletterci troppo. Il cieco forma un altro cieco, e se dico al fratello di togliere la pagliuzza dall’occhio è solo per metterci una trave come la mia. Questo modo strambo di educare non crea altro che dei piccoli cloni di noi stessi.
Educare è invece il trarre fuori dal tesoro del proprio cuore: questo vuol dire che ognuno è il primo responsabile della propria formazione, e nel mio ruolo di educatore devo mostrare che vale la pena vivere secondo il Vangelo, e che lo Spirito vive già dentro di me. Si tratta di ascoltarlo e dargli spazio.
Si passa dal creare un piccolo me alla testimonianza: in questo passaggio l’unico problema è che devo credere io stesso che vale la pena di vivere il Vangelo. Qui divento albero buono che fa frutti buoni.
Per essere educatori dobbiamo chiedere il dono della conversione del cuore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali persone sono sotto la tua responsabilità in questo momento?
Cosa stai trasmettendo loro?
Con quale linguaggio e in quale modalità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Febbraio
2022
Educare dal cuore
commento di Lc 6,39-45, a cura di Leonardo Vezzani SJ