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For He calls Himself a Lamb.
Poiché chiama se stesso Agnello.
William Blake, The Lamb
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Mi lascio ispirare
Se il grano maturo della nostra vita non viene raccolto, se non diventa nutrimento, marcisce. Cristo è quella Parola che porta a compimento la nostra vita, ma questa Parola per essere efficace deve essere accolta. Allora i dodici apostoli prima, e questi settantadue poi, sono inviati per prepararci ad accoglierla. Un numero simbolico, dodici come le tribù di Israele, moltiplicato per sei, la nostra umanità, e allora capiamo che non sono “altri” a essere inviati, ma che in quei settantadue ci siamo dentro anche noi. Significa che dobbiamo aiutarci gli uni gli altri a rendere presente il regno di Dio, ma come? Partendo dalla consapevolezza che tutta questa abbondanza non ci appartiene, che il campo è di un altro. Che tutto riceviamo come dono, anche quello che ci cammina accanto.
Però tutta questa storia degli agnelli in mezzo ai lupi non mi convince più di tanto. È un tempo di lupi, questo, in cui ci insegnano a vedere ogni straniero come qualcuno da cui difenderci, o come una preda. Ci insegnano a tenere un occhio sempre aperto. Tu mi dici di non confondermi con i lupi. Non ho strumenti per difendermi, né zanne, né artigli, da agnello. Sono agnello ogni volta che non restituisco male per il male ricevuto, ogni volta che non cedo alla bramosia e apro le mani, lascio che siano vuote mentre vado per il mondo, pronte ad accogliere senza trattenere. Mani libere, cuore libero, piedi liberi. Liberi dalla paura di te, lupo.
Certo che potrai ancora farmi del male, certo che incontrerò il tuo volto ancora e ancora in quello di altri passanti, ma questo pastore operaio che è Cristo mi ha mostrato la bellezza del nutrire, del guarire, del dare la vita per amore, e io con lui scelgo di vederti come mio fratello, anche se la tua mano è levata su di me, pronta a colpire. Non sono solo, il pastore è vicino e ci ha mandati a due a due per ricordarcelo l’uno con l’altro, per darci pace. E se guardi bene anche accanto a te c’è un Altro, che ti custodisce, anche il tuo cuore è maturo per amare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa significa per me diventare nutrimento?
E quando mi è capitato di fare il lupo?
Penso a chi condivide questo pezzo di strada con me. Com’è fare la strada insieme?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Febbraio
2022
Lungo la strada
commento di Lc 10,1-9, a cura di Caterina Bruno