Gustav Klimt, Le tre età della donna (dettaglio) -
Mentre dormi ti proteggo,
e ti sfioro con le dita,
ti respiro e ti trattengo
per averti per sempre
oltre il tempo di questo momento.
Mentre dormi, Max Gazzè
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Mi lascio ispirare
“In quel medesimo giorno”: è il giorno della Parola dove Gesù racconta a tutti il Regno di Dio in parabole. Ai suoi discepoli, con l’intimità di chi da amico parla cuore al cuore, spiega ogni cosa.
Allora ci viene chiesto di passare all’altra riva, un passaggio che è metafora di un cammino da compiere, per diventare ciò che siamo e ancora non sappiamo. È lì, nella Pasqua dell’oggi, che siamo chiamati prima di tutto a custodire Gesù in noi. Guardarlo e contemplarlo così come una mamma, un papà si meravigliano a guardare il proprio figlio che dorme. Con la delicatezza di non svegliarlo, con un grazie nel cuore di chi custodisce qualcosa di infinitamente prezioso.
È proprio lì, mentre siamo con lui, anche avviene l’inatteso: la tempesta! La nostra barca inizia a essere sommersa dalle onde e abbiamo paura! Ma il maestro sembra non curarsene e lo vediamo ancora dormire su un cuscino, beato. Il sonno è simbolo di morte, così come le tenebre, la tempesta, il mare che sembra inghiottire tutto e tutti. Il dormire di Dio nella nostra notte, nella storia è tante volte più che misterioso ma qui vuole simboleggiare la più grande presenza: il Signore dorme nella nostra notte, con noi, nelle nostre morti non siamo soli. È l’Emmanuele!
È lì che Dio si alza, risorge e non ci sgrida perché abbiamo avuto paura, perché non abbiamo avuto fede in lui ma sgrida le nostre paure, le fa tacere perché le conosce, perché ci è entrato e per mano ci tira fuori da esse, con lui!
È lì nel nuovo giorno che inizia che, pieni di stupore per ciò che abbiamo veduto, nascono grappoli di domande a cui sentiamo il desiderio di dare risposta. Chi è mai costui, che il vento e il mare lo ascolta?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
“Passiamo all’altra riva”. In questo momento della mia vita, sento che è ora di passare, di attraversare?
Che cosa mi impedisce di lasciare che Dio dorma sulle mie parole, che cosa mi impedisce di deporle ai suoi piedi?
Quando mi lascio interrogare dalla tua parola parola, Gesù? Chi sei?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Gennaio
2022
Nella Pasqua dell’oggi
commento di Mc 4,35-41, a cura di Maria Buiatti Luca Baccolini