Ph. Franco e Rosanna -
Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare.
J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il ritorno del Re
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-9)
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio».
Mi lascio ispirare
La missione che il Vangelo di Luca ci narra è cammino, è preparazione: ogni discepolo è inviato a essere una voce che annuncia e un portatore di pace. Le parole di Gesù si rivolgono direttamente a noi, e ci interpellano, ma rischiamo di sentirle distanti.
Missione e annuncio rischiano infatti di apparire per pochi “eletti” che abbracciano con coraggio scelte di vita radicali e quasi eroiche, che chiunque ammira ma da lontano, che chiunque sostiene e aiuta ma senza coinvolgersi integralmente. Siamo tutti, in quanto cristiani, degli inviati. Ma chi può ritenersi pronto per un compito simile?
Partire senza borsa o sacca è partire privi di ciò che la razionalità ci mostra come essenziale: senza una comoda copertura economica e la tranquillità di un sostentamento. E nel nostro piccolo, nella quotidianità, significa mostrarsi senza sovrastrutture, essere visibili semplicemente come persone: volti, gesti, parole che svelino e annuncino Cristo.
Preparargli la strada è anche preparazione personale, perché l’annuncio stesso è un cammino, un lento conformarsi a Cristo, lasciando che sempre più il suo volto sia visibile nel nostro, e il nostro agire sia immagine del suo. E si parte a due a due, perché Dio è relazione, e solo la relazione con l’altro può far trasparire la sua presenza: non c’è spazio per protagonismi.
Infine, incamminarsi senza sandali è rinunciare alla certezza di poter affrontare tutta la strada, è farsi piccoli, vestirsi di un’umiltà che libera: non siamo chiamati a imprese titaniche dall’altra parte del mondo, ci viene in realtà dato in mano un piccolo campo. E se lo ariamo e dissodiamo, se ne abbiamo cura anche nel freddo dell’inverno, la pace che ci muove può trovare della buona terra, un seme nascosto nel terreno umido può germogliare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali luoghi della mia vita sento in me la voce di Gesù che mi invia?
In che modo le mie parole, le mie azioni, il mio volto parlano di Cristo nella quotidianità?
Dove, nella mia vita, in ciò che faccio, mi incammino “senza sandali”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Gennaio
2022
Un’umiltà che libera
commento di Lc 10,1-9, a cura di Pietre Vive (Roma)