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Se io non sono per me, chi è per me?
E, se io sono solo per me stesso, cosa sono?
E se non ora, quando?
Rabbì Hillel
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 2,1-11)
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Mi lascio ispirare
Siamo al “terzo giorno” dall’incontro con Natanaele e dalla promessa fattagli e al settimo giorno dopo la testimonianza del Battista a Betania. Nel racconto di Giovanni siamo, quindi, ad un punto cruciale che ha a che fare con il Compimento (il numero 3) e con la Creazione (in 7 giorni). La festa di nozze di Cana è un luogo di rivelazione di chi è Gesù e del perché si è incarnato.
Finisce il vino. Nelle realtà umane, prima o poi, finisce sempre il vino (la gioia, la vita, il senso delle cose, le motivazioni, la forza dei desideri…) perché non abbiamo riserve illimitate: il vivere quotidiano e l’esposizione al male e alle brutture della vita consumano le nostre scorte. Maria vede e si fa interprete di questo bisogno e di questa povertà radicale: “vede” perché com-patisce l’esperienza della povertà e della mancanza; “si fa interprete” perché alla mancanza, a ciò che appare come finito, dà un senso, una direzione: lo afferma, lo presenta, lo affida. E così favorisce il giungere dell’ora di Gesù.
L’ora di Gesù è l’ora in cui la sua vita è donata e portata alla completezza (il terzo giorno della Risurrezione) e diventa salvezza e ri-creazione per tutti gli uomini e le donne e per il mondo intero.
L’ora di Gesù è festa e unione d’amore (il vino del matrimonio) e la manifestazione avvenuta a Cana è un forte invito ad entrare a far parte della festa della vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Solitamente, come pensi la tua presenza nel mondo? Che colore e che tonalità emotiva ha la tua vita?
Cosa ti fa sentire degno/a di vivere la vita in pienezza, come una festa?
Come affronti le sconfitte, le sofferenze le ferite che sembrano smentire la tua festa di vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Gennaio
2022
Favorire “l’ora di Gesù”
commento di Gv 2,1-11, a cura di Andrea Piccolo SJ