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[…] guarda:
sotto l’azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto:
“più in là”.
Eugenio Montale, Maestrale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 3,15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Mi lascio ispirare
Giovanni sente tutti gli occhi puntati su di lui, occhi pieni di aspettative e bisogni. Ogni persona di quella folla cercava il suo compimento pieno, voleva essere compresa, perdonata, amata. In una parola, cercava uno Sposo.
Ma Giovanni sa che non è lui il Messia che salverà queste persone, è un altro che deve venire, un altro a cui non è «degno di slegare i lacci dei sandali». Questo non è solo un modo di sottomettersi a Cristo; alle orecchie degli ebrei quest’espressione aveva un altro significato, molto preciso: secondo la legge del levirato, una donna rimasta vedova senza figli doveva essere presa in moglie dal cognato, per dare seguito alla discendenza. E se il cognato non poteva, un altro uomo poteva chiedere la mano della vedova, procedendo alla cerimonia dello “scalzamento”, che consisteva proprio nello sciogliere i legacci del sandalo del cognato, che così perdeva il diritto di sposare la donna.
Ecco che il messaggio di Giovanni diventa chiaro: siete come una vedova, ma non sono io che posso sposarvi, non sono io che posso darvi figli․․․ Viene un altro che non ho il diritto di scalzare: è lui che vi farà da marito, che vi farà concepire vita nuova! Sono moltissime nella nostra vita le novità che portano con sé una promessa di bene: una relazione, un lavoro, un gruppo, un incontro, un luogo, una consolazione․․․ Tanto può essere l’entusiasmo che ci suscitano, o la sicurezza che ci danno, che spesso vorremmo “accasarci”, impossessarcene definitivamente.
Ma Giovanni oggi ci ricorda che, per quanto importanti, queste felicità non sono la vita piena; non sono lo sposo, ma solo strade che portano a lui. Chiediamo sempre la libertà e la luce di vivere fino in fondo i nostri desideri senza farli diventare bisogni, i nostri legami senza farli diventare possessi; di non confondere le tappe con la destinazione e i mezzi con il fine.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa o chi nella tua vita rischi di assolutizzare, di confondere con lo Sposo?
Giovanni ha saputo puntare al compimento pieno delle persone che aveva attorno senza farle dipendere da sé, ha saputo farsi da parte. Tu come stai nelle relazioni?
Quale libertà ti senti di chiedere oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Gennaio
2022
Più in là
commento di Lc 3,15-16.21-22, a cura di Harambet