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Scopri chi sei e non aver paura di esserlo.
Mahatma Gandhi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,29-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Mi lascio ispirare
Le prime parole che ascoltiamo oggi da Gesù sono una domanda. Si rivolge a due uomini che stanno valutando se seguirlo oppure no. Possiamo immaginare i loro sguardi furtivi, i passi tra l’incerto e il determinato, il loro avvicinarsi e il loro fermarsi. Tutto è segnato da attese, paure, speranze, sogni, forse ambizioni. A questo mondo interiore complesso, colorato e frastagliato Gesù si rivolge e pone una domanda. Non è un insegnamento, né una preghiera, né un’affermazione. È la più semplice delle domande. Il Signore chiede: «Che cosa cercate?».
Che cosa cerchiamo? Che cosa desideriamo nel profondo? La domanda di Gesù ai discepoli si rivolge a quel centro da cui sgorga energia e vita, a volte consapevolmente incanalata, a volte dispersa in momenti e attività che sono forme diverse di un’unica distrazione, quella che ci porta lontano da ciò che ci sta a cuore, dal Signore, dal momento presente. Il Signore, progetto di amore e di vita del Padre, fatto carne e sangue, storia e incontro, lì pone lo sguardo e ci chiede ancora una volta oggi: «Che cosa cercate?».
Lo fa nel suo stile, rispettoso della libertà e delle scelte compiute, delicato e attento a valorizzare ciò che portiamo dentro il nostro cuore. La domanda di Gesù, raccolta nel vangelo di Giovanni e oggi consegnata a noi, cade provvidenzialmente in quello scorcio dei giorni iniziali dell’anno in cui ciascuno di noi già in modo spontaneo, dopo aver abbozzato un bilancio dell’anno passato, guarda con speranza e fiducia ai mesi a venire, abbozza progetti, coglie intuizioni, medita a come trasformare i desideri in azione. Possiamo fare nostra la domanda rivolta ai discepoli e sentirla rivolta alla nostra intelligenza, ai nostri affetti, alla nostra volontà: «Che cosa cercate, dunque?».
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa abita il tuo cuore in questo periodo dell’anno?
In quali contesti senti che il Signore ti sta chiamando?
Quali sono i luoghi in cui il Signore ti invita a entrare in modo nuovo, per vederli come fosse la prima volta?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Gennaio
2022
Trasformare i desideri in azione
commento di Gv 1,29-42, a cura di Diego Mattei SJ