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Seduto o non seduto faccio sempre la mia parte
con l’anima in riserva e il cuore che non parte…
Però Giovanna io me la ricordo,
ma è un ricordo che vale dieci lire
e non c’è niente da capire.
Francesco De Gregori, Niente da capire
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Mi lascio ispirare
L’episodio narrato oggi sta al centro della nostra esperienza di fede. Maria di Màgdala, Simone e Giovanni si trovano di fronte alla tomba vuota. Si trovano davanti a una assenza, quella del corpo di Gesù, e ci sono due modi di reagire: il primo è quello di Maria, che pensa la cosa più logica, che abbiano tolto il cadavere di Gesù. I romani avevano tutto l’interesse a far sparire il corpo senza vita del Signore, per evitare che nascessero forme di devozione che avrebbero radunato tante persone e creato un problema per la sicurezza. Meglio non rischiare di fomentare rivolte, è più sicuro eliminare la fonte del rischio. L’altro discepolo, Giovanni, vide e credette. Ma cosa vide? Non c’è niente da vedere, la tomba è vuota! Eppure quello che vede lo colpisce così tanto che ne nasce un’esperienza di conversione.
Maria e Giovanni vedono la stessa cosa, eppure le reazioni che hanno sono opposte.
Perché? Forse ci può aiutare un esempio più vicino a noi, per esempio la vista di un cane mentre stiamo camminando da soli. Per qualcuno quella vista fa sentire tenerezza, felicità, desiderio di accarezzarlo. Siamo sicuri che non ci morda? No, ma se la mia esperienza con gli animali è buona, mi fido e lo accarezzo. Per altri quella vista fa sentire paura, insicurezza, desiderio di fuggire. Siamo sicuri che quello sia un animale così cattivo? No, ma se al contrario la mia esperienza con i cani non è buona, cercherò di allontanarmi.
Tutto questo per dire che quello che vedo è letto attraverso la mia storia, le mie esperienze, le emozioni che ho sentito nella mia vita, e tutto quello che vedo nella quotidianità passa al filtro della mia vita. Maria e Giovanni sono diversi tra loro: Giovanni si fida di Gesù, della sua Parola, della sua testimonianza, e quando vede la tomba vuota crede che Gesù sia risorto. È la cosa meno logica, certo, ma conoscendo e ricordandosi delle sue parole sa che Gesù non può che essere risorto.
Giovanni ci sta dicendo che se vogliamo vedere come il Signore lavora nelle nostre vite dobbiamo camminare vicino a lui, ascoltarlo, guardarlo. E questo si fa con la preghiera.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando hai scelto di non rischiare?
In che modo vivi l’assenza?
Che cosa dice della mia storia il mio modo di testimoniare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Dicembre
2021
Non c’è niente da vedere
commento di Gv 20,2-8, a cura di Leonardo Vezzani SJ