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Colui che non può più provare stupore o sorpresa è, per così dire, morto; i suoi occhi sono cancellati.
Albert Einstein
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Mi lascio ispirare
Mentre celebriamo la festa della Sacra Famiglia, la nostra attenzione cade su una famiglia in viaggio: la Madonna, san Giuseppe e il giovane Gesù viaggiano da Nazareth a Gerusalemme.
Forse, quando pensiamo all’idea di famiglia, la nostra immaginazione richiama un ambiente domestico, una famiglia che si riunisce intorno a un camino nella comodità di una casa․․․ E invece la liturgia di oggi ci offre l’immagine itinerante di due genitori che viaggiano con il loro bambino. E invece del ricongiungimento, la perdita del figlio.
A un primo approccio con la Famiglia di Nazareth, possiamo essere invasi da un sentimento di pietà o di dispiacere perché non corrisponde al nostro ideale atteso. Tuttavia possiamo scoprire una meraviglia dell’inaspettato, che non rientra nei parametri del nostro ideale.
Proprio questo scenario permette lo stupore, la meraviglia dei genitori di Gesù.
La meraviglia è il contrario di ciò che ci si aspetta, di interpretare la realtà con le certezze e i criteri acquisiti in precedenza, ed è dove si svolge la vita, nell’atto di meravigliarsi dell’inaspettato. Meravigliarsi significa essere aperti alla novità, essere disponibili e non resistenti alla realtà che si impone oltre le nostre proiezioni. È la possibilità di accogliere il diverso e, quindi, l’altro che non sono io e che mi sfugge.
Così, una distanza sufficiente dai nostri ideali per aprirci alla meraviglia della realtà inattesa è l’unica possibilità di formare una famiglia, di essere una famiglia e di vivere in una famiglia. Capace di accogliere e amare le sue gioie e le sue ferite inaspettate.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i buoni ideali che mi guidano e quanto sono libero in relazione ad essi?
Cosa mi appassiona normalmente nella vita?
Quali resistenze incontro alla grazia che mi viene costantemente offerta?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Dicembre
2021
Una famiglia inaspettata
commento di Lc 2,41-52, a cura di Pietre Vive (Roma)