Photo by Chaney Zimmerman on Unsplash -
Non hai mai tenuto in considerazione
i miei sforzi per non vedere
quando ho smesso d’amare
Alessandra Racca, Non è gentile
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Mi lascio ispirare
La tristezza di quel “Sì, signore.” Penseremmo mai di rivolgerci così a nostro padre? Lui ci prova sempre, ogni santo giorno, a convincerci ad andare alla vigna, ci scomoda lì dove siamo, non c’è contesto qui, non sappiamo che cosa stessero facendo i due figli, magari anche qualcosa di importante. Entrambi i figli hanno forse un’immagine distorta del padre e di quello che chiede loro di fare.
Dentro di noi siamo spesso l’uno o l’altro figlio. Penso alle volte in cui il mio sì era in realtà un no. Certo, se vedo il Padre come un nemico della mia felicità, come un padrone autoritario, è chiaro che anche solo l’idea di andare a lavorare per lui mi fa fatica. Dentro ciascuno di noi, questo “fare la volontà del Padre” assume sfumature diverse. La fatica della vigna però in realtà è una sola, per tutti: una chiamata ad amare.
La differenza tra i due figli si gioca nel tipo di rapporto che i due hanno instaurato, il primo riesce a essere talmente onesto da dirlo che non ne ha proprio voglia. E proprio questa onestà gli permette poi di ripensarci, nel suo tirarsi indietro prende la rincorsa. Il secondo si nasconde dietro una finta adesione alla volontà del Signore, ma alla fine rinuncia a incontrare non solo la verità di se stesso, questa libertà che viene dall’essere figli, ma anche l’Altro, anche la parola di verità che ci viene rivolta, quella parola messa a morte che è stato Giovanni Battista. Ogni volta che non siamo onesti con noi stessi qualcosa dentro (ma anche fuori) di noi muore.
Padre, prima che io dica sì, insegnami a vedere e ad accogliere la verità di me stesso, perché la mia risposta sia davvero libera.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come mi sono sentito dopo aver detto un sì che non era pieno?
In che modo mi rivolgo al Signore?
Cosa significa per me fare la sua volontà?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Dicembre
2021
Prima che io dica sì
commento di Mt 21,28-32, a cura di Caterina Bruno