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Bisogna incontrare le storie al momento giusto. Questo è vero nei libri e anche nella vita.
Gabrielle Zevin
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Mi lascio ispirare
Cosa il testo dice: la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Quella parola è l’oracolo del profeta Isaia, che diventa non più una parola morta, improbabile, ma si fa viva, vera, ed è il senso di quel che Giovanni fa e dice. La parola cade nella storia di un uomo, che ha un nome, e anche un padre, Zaccaria; si fa carne nella vita e nella storia di una famiglia, di un uomo. E in un luogo: nel deserto.
Entro nella scena: vedo le persone, ascolto quel che dicono o possono dire, ne osservo le espressioni e i gesti, contemplo il Battista: ragazzo fatto uomo, sfuggito alla quotidianità del mondo, entrato nella provvisorietà e nell’insicurezza del deserto, lì condotto da una Parola che lo ha sedotto, sostenuto ma anche isolato, protetto ma anche esposto.
Esco dalla preghiera chiedendo a Dio nostro Signore la grazia di non essere lento, ma pronto e generoso nel mettere a disposizione di lui me stesso e tutto quel che posso essere e diventare a lode e gloria del suo nome.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come, dove, quando, la Parola è venuta a me?
A quali deserti mi conduce, e cosa mi fa gridare?
Quale parola riflette e afferra la mia vita? Quale parola della Bibbia sento e trovo mia, come Isaia per Giovanni?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Dicembre
2021
Viene la parola
commento di Lc 3,1-6, a cura di Ottavio De Bertolis SJ