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Curati dei tuoi pensieri; diventeranno parole.
Curati delle tue parole; diventeranno azioni.
Curati delle tue azioni; diventeranno abitudini.
Curati delle tue abitudini; diventeranno il carattere.
Curati del tuo carattere; diventerà il tuo destino.
Ralph Waldo Emerson
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 15,29-37)
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Mi lascio ispirare
Una folla di persone, l’umanità. C’è gente che sta bene e gente che sta male, gente sana e gente malata, gente che spera e gente che dispera. È un’umanità imperfetta, incompiuta. Una folla di persone che chiede guarigione, rinascita, speranza. Gesù compie atti straordinari, che colpiscono e che aprono alla lode di Dio. Per loro diventa chiaro che Gesù sta compiendo questi gesti nel nome di quel Dio che hanno imparato a conoscere attraverso la storia del loro popolo.
È a questo punto che succede l’inaudito. Gesù comincia a preoccuparsi non solo per coloro che hanno dei problemi conclamati: la sua compassione raggiunge tutti i presenti. Si preoccupa perché sono affamati ormai da tre giorni. Si preoccupa di un bisogno fisiologico, insopprimibile, costante, che tocca ogni essere umano: la fame. Non di un difetto, di un errore della natura, ma di ciò che fa parte del funzionamento ordinario dell’essere umano.
Questo è il segno: quel Gesù che la folla ormai riconosce venire da Dio si sta prendendo cura di un bisogno quotidiano. Di un bisogno che domani sarà ancora lì a bussare alla porta. Di un bisogno che non si estingue con la straordinarietà di un gesto estemporaneo, ma che richiede cura costante, giorno per giorno. Gesù non fornisce un rimedio che risolve il problema per sempre. Perché perdere tempo per questo?
Gesù sta insegnando ai suoi discepoli che la cura di questo bisogno sembra essere insignificante e inconcludente eppure è ciò che tiene in essere l’umanità. Assumere la responsabilità del bisogno è il segno che Dio è all’opera. L’esperienza accumulata finora è il nutrimento che basta a saziare l’oggi di quel bisogno e rassicurare la possibilità del domani. Quando prendiamo in carico il nostro bisogno, diventiamo adulti. Quando siamo adulti, possiamo prenderci cura del bisogno altrui. Quando ci prendiamo cura del bisogno altrui, ci accorgiamo che questo è il nutrimento di cui avevamo bisogno per compierci come esseri umani. Ogni altra scorciatoia, ci fa rimanere infantili e immaturi…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale bisogno vedi intorno a te in questo momento della tua vita?
Come di solito ti prendi cura di quel bisogno dentro di te?
In che modo aiutare l’altro nel suo bisogno soddisfa un tuo bisogno?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Dicembre
2021
La cura
commento di Mt 15,29-37, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ