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Che domani è tardi,
che adesso è sì,
sì per come mi parli
tu perché siamo qui,
è questione di sguardi.
Paola Turci, Questione di sguardi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 4,18-22)
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
Non servono molte parole.
Quello che serve, quello che conquista è uno sguardo. Simone e Andrea e poi Giacomo e Giovanni sono, prima di tutto, guardati. Quante persone saranno passate di lì prima di Gesù? Eppure nessuno li aveva guardati e poi riconosciuti così. Nei nostri gesti quotidiani (nel lavoro, nello studio, in famiglia o fra gli amici) siamo capaci di accorgerci che c’è uno sguardo rivolto proprio verso di noi? Quel tipo di sguardo che ci fa sentire amati e riconosciuti. Nonostante le nostre imperfezioni, le nostre ferite, le nostre paure e anzi soprattutto per queste.
La parola, la voce, il sentirsi chiamati, arrivano dopo. Lo sguardo non fa rumore, è intimo. La parola invece irrompe nella realtà, ci mette al muro, chiede risposta. È una parola che è promessa: «vi farò pescatori di uomini». Difficile non pensare ai salvataggi in mare, a chi pesca uomini che stanno annegando, portandoli in salvo. Questa è la promessa: sarete capaci di salvare, di tirare fuori dall’acqua gelida, dall’acqua di morte, mostrando che c’è un’altra vita, un’altra bellezza perché di questo farete esperienza, seguendo me.
È in quel momento allora che dobbiamo solo decidere se abbandonare tutto comprese le nostre certezze (le nostre reti), la nostra storia (il padre) e gettare il cuore oltre l’ostacolo, oltre ciò che conosciamo già, fidandoci di quello sguardo e di quella voce perché, a nostra volta, li abbiamo saputi riconoscere tra altri mille…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni ti è capitato di sentirti guardato così, come Gesù può avere guardato i primi discepoli?
Quali reti stai tenendo fra le mani, quali certezze ti tengono saldamente nel tuo quotidiano?
In quali acque senti di rischiare di annegare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Novembre
2021
Un’altra bellezza
commento di Mt 4,18-22, a cura di Francesca Carraro