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Aver fede nella filosofia significa non permettere alla paura di diminuire la nostra capacità di pensare.
Max Horkheimer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 21,1-4)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
Mi lascio ispirare
La vedova povera getta due monete, il gesto si offre a me con una domanda: qual è il criterio con cui scelgo di dare?
Il verbo dare ha mille tentacoli, raggiunge in qualche pretenziosa maniera tutte le dimensioni dell’esistenza. Ho bisogno di restringere il campo della riflessione, altrimenti sarà necessario un saggio o un romanzo o una vita intera per rispondere a quel punto interrogativo. Penso ad esempio all’ambito del lavoro – o dello studio. Qui rientra anche il dovere, mi si presenta un contratto: lavoro, studio stando all’interno dei confini e delle possibilità di un contratto, e ho dei precisi doveri e dei diritti. Il discorso, tuttavia, non è esaurito dal contratto. Anche qui si fa strada, un poco sgomitando, il verbo dare. Sul posto di lavoro decido di dare, studiando decido di dare.
E intravedo almeno due modalità – potrebbero essercene anche altre: posso dare obbedendo a tutto, caricando sulle mie spalle anche ciò che esula dai doveri in nome di una relazione ansiosa, feticistica, magari addirittura simbiotica con le cose da fare; posso dare, osservando i miei doveri e guardando ai miei diritti, in nome del senso, in nome della sensatezza che appartiene al mio lavoro, al mio studio, che incontro nelle risonanze personali e comunitarie. Posso dare secondo la misura del senso, che non coincide né con la qualità né con la quantità, ma entrambe le comprende in un orizzonte più ampio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i vissuti personali che accompagnano il mio lavoro, i miei doveri?
Quali sono i criteri che orientano il mio comportamento sul luogo di lavoro o nel luogo dei miei doveri?
Quando ho sentito che il mio dare era pieno ed equilibrato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Novembre
2021
Scegliere di dare
commento di Lc 21,1-4, a cura di Carmine Carano SJ