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Come l’alba che abbaglia l’inverno,
quel che resta del buio
ha un colore diverso.
Max Gazzè, La nostra vita nuova
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 13,24-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Mi lascio ispirare
Forse è un bene che in alcuni momenti della vita i punti di riferimento vengano meno, anche quelli più luminosi. Il Signore ci insegna a vedere nel buio in modo nuovo, e soprattutto a evitare di rincorrere la tentazione di ricostruire tutto quello che è andato distrutto, di tornare indietro.
Penso ai dis-astri che hanno sconvolto il mio cielo e alle coordinate entro cui mi sto muovendo, sia nello spazio che nel tempo, sto guardando avanti o indietro? Il sole, la luna, le stelle da sempre aiutano a orientarsi e a misurare il tempo. Se non so bene dove sono, rispetto a cosa o a chi mi sto muovendo, non posso neanche spostarmi nella direzione del desiderio che mi abita. Perdersi, ritrovarsi… si può vivere nel mondo senza mai sperimentare quel senso profondo di appartenenza che mi fa dire: “Ecco, sono a casa”.
La fine dei tempi coincide con il tuo arrivo, nel buio più profondo, tu, Signore, ti lasci vedere, e come uomo. E raduni tutte le parti che di noi sono disperse, perché l’idea della fine non ci colga impreparati, non ci spaventi l’idea di morire. “È tempo di andare a capo, di ricominciare”, mi dici, “vieni”. Ed è oggi, in un giorno qualunque.
La consapevolezza inaspettata che sono io che devo cambiare, imparando a lasciar passare tutto quello che deve passare, perché resti solo ciò che è necessario. Mi tolgo dal centro, lascio che sia tu a portare il tempo, che sia tu la misura del mio tempo. Non devo fare altro che accordarmi a questa tua Parola infinita. Ora riesco a vederli, sai, vedo quei germogli di cui mi sussurravi da un po’ e che anticipano l’estate, il tempo della pienezza, del raccolto, della felicità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi o cosa sta al centro del mio sistema di riferimento?
Come ho attraversato i momenti più bui della mia vita?
Quali germogli di vita nuova riesco a intravedere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Novembre
2021
In un giorno qualunque
commento di Mc 13,24-32, a cura di Caterina Bruno