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In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa o danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
Giuramento di Ippocrate
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,1-6)
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano ad osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisia. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no guarire di sabato?” Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: “Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Mi lascio ispirare
È sabato, il giorno di Dio, la scena è quella di un banchetto. Il significato profondo del mangiare è vivere. Gesù è il vivente, l’uomo del sabato e lo vive pienamente non solo mangiando e bevendo alla tavola di uno dei capi dei farisei, ma partecipando in maniera creativa all’essenza del Padre che da sempre genera e dona vita.
I farisei presenti lo sorvegliano, per giudicarlo. Davanti a Gesù è posto un uomo che fa da specchio ai farisei stessi: consumato dalla malattia che gli provoca una sete insaziabile che lo spinge a bere senza riposo, se ne sta lì di fronte a Gesù che lo guarda.
La parola di Gesù, cui nessuno ha avuto il coraggio di fare la domanda se sia lecito o no curare nel giorno di sabato, è insieme domanda e risposta: la sua parola è in grado di raggiungere anche i cuori più duri, è una parola autorevole perché fondata sulla roccia dell’amore che «tutto crede, tutto copre, tutto spera e tutto sopporta».
La reazione a questa parola è silenzio per i nemici del regno, sa di morte; ma è anche riposo del seme fra la terra e sa che a primavera germoglierà di una vita nuova che nutre e feconda.
Gesù non ha paura di donarsi totalmente, di entrare in intimità con noi, di mangiare con noi e infine di guarirci. Nel giorno dell’ultimo sabato senza resurrezione sarà egli stesso cibo sulla mensa che sazierà ogni nostra fame e quieterà ogni nostra sete.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il nome della sete che sento in questo momento della mia vita?
Qual è la mia idropisia? Da quale malattia, mancanza di vita desidero essere guarito?
Cosa mi aiuta a credere che Gesù mi ama così tanto da farsi cibo per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Ottobre
2021
Uno sguardo che guarisce
commento di Lc 14,1-6, a cura di Maria Buiatti Luca Baccolini