Ph. Martina Pampagnin -
Dall’immagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno: […]
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto […].
Clemente Rebora, Dall’immagine tesa
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Mi lascio ispirare
Ma se invece di pre-occuparmi del tuo arrivo, Signore, sapessi occuparmi dell’attesa?
Ti chiedo la forza per riempire questi giorni di vita vera e finalmente riuscire ad attenderti nella piena autenticità del mio essere, per natura in accordo con la tua volontà. Ti chiedo la sapienza per saper dire che, tutto sommato, non mi interessa quando arrivi, perché sei sempre qui e quindi tutto è sempre già pronto per la tua presenza. Ti chiedo la grazia per muovermi senza affanno tra le incombenze della quotidianità senza farmene affossare.
In questa mia quotidianità, nella pienezza densa di vita delle mie giornate scopro che il regno dei cieli non è domani, il padrone non arriverà domani… il regno è qui, il padrone è qui. Nell’attesa, il Signore è già qui. E allora smetto di attendere. Tutto è qui, tutto è ora.
Mi tengo pronta sempre, allora, perché questo esser pronta è la più profonda e intima verità del mio essere, ciò che dà dignità alla mia umanità. In questo esser pronta, in questo vegliare attivamente trovo l’orizzonte che dà senso alla quotidianità. Quotidianità che non deve perdere colore, schiacciata dalla preoccupazione del domani o dalla convinzione che il futuro o il passato meritino più attenzione del presente, ma scintillare di bellezza così com’è.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi pre-occupa oggi?
Cosa mi impedisce di vivere a pieno il mio presente?
In cosa trovo il Signore già qui, già arrivato nella mia quotidianità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Ottobre
2021
Occuparsi dell’attesa
commento di Lc 12,39-48, a cura di Verena M.