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A volte abbiamo solo bisogno di essere un po’ coccolati per sentirci meglio.
Linus, Peanuts
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Mi lascio ispirare
A volte siamo come questi servi, pronti per metterci al servizio del nostro padrone, dei nostri tanti padroni. Stiamo svegli e pronti perché sentiamo forse un senso del dovere e non vogliamo essere sorpresi impreparati. Siamo mossi dalla paura, dal timore di essere giudicati perché non siamo subito pronti ad aprire la porta al padrone che arriva e a servirlo.
Ma a ben vedere l’attesa “per servire” si trasforma nella gioia di partecipare ad una festa che continua, nel trovarci “serviti” dal padrone. Il padrone che rientra a casa non vuole essere servito, ma servire e continuare la festa con coloro che fanno parte della sua vita, che fedelmente lo hanno atteso.
Il Vangelo li definisce beati, fortunati, perché la loro fedeltà permette loro di partecipare in modo speciale alla festa. Il Signore entra nelle nostre vite non per farsi servire, ma per servire, mettersi al servizio della nostra vita. Il Signore ci invita a stare pronti, non per essere servi, schiavi dell’orologio e della prestazione perfetta, ma per partecipare alla festa con lui e così sentirci beati, amati da lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come vivo i tempi di attesa?
Di quali “padroni” ho timore, soggezione, paura?
Quando ho sentito che il Signore mi ha fatto sentire alla sua tavola e mi ha servito?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Ottobre
2021
La festa continua
commento di Lc 12,35-38, a cura di Chiara Selvatici