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A volte dire no è molto utile, in quanto apre un intervallo, uno spazio in cui possono verificarsi altri eventi. Da questo punto di vista non è tanto una restrizione, quanto un’occasione per il dispiegarsi della creatività.
Asha Phillips
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mi lascio ispirare
Dimmi di sì. Io ho fatto la mia parte, ho pensato, mi sono chiarito su quello che voglio, ho trovato il coraggio di esprimerlo. Tu dimmi solo di sì.
No. Perché no? Il “no” mi spiazza, mi mostra che non ho la realtà in pugno, che il mondo non è fatto a mia misura. Scopro che tu pensi diversamente da me, che non sei me. Sei tu. Ed è bene che sia così. Tu hai da insegnare e io da imparare.
Mi confronto con il “no” che hanno ricevuto i figli di Zebedeo. Questo “no” non arriva subito. È preceduto da un insegnamento sulla strada che porta alla gloria, una strada stretta, di rifiuto, di sofferenza. Gesù chiama questa strada “calice” e “battesimo”. Si tratta di un passaggio obbligato, necessario. Giacomo e Giovanni accolgono questa prospettiva, probabilmente con una buona dose di incoscienza. E si trovano davanti al “no”. Un “no” motivato: Gesù non è il potente che distribuisce favori ai suoi amici, vive egli stesso nella dipendenza dal Padre. Gesù sposta l’attenzione dei due fratelli da se stesso, come origine di alcune gratificazioni, alla loro stessa ricerca.
Mi trovo davanti a un dono inatteso, un dono di libertà. Il “no” di Gesù permette ai due fratelli di ritornare sul loro desiderio e di comprenderlo meglio. All’inizio pensavano di regnare, di essere persone che comandano. Si trattava pur sempre di un regnare con Gesù, uno alla destra e l’altro alla sinistra. È questo “con Gesù” che alla fin fine a loro importa davvero, quello che desiderano, fosse anche che regnare per lui abbia un altro senso. Stare con Gesù, regnare con lui, significa mettersi all’ultimo posto. Esattamente il contrario di quello che avevano appena domandato.
Il “no” di una persona libera è capace di far fare capriole come questa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come reagisco davanti a un “no”?
Come valuto questa esperienza?
In quali occasioni a mia volta riesco a dire dei “no”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Ottobre
2021
I “no” che fanno crescere
commento di Mc 10,35-45, a cura di Stefano Corticelli SJ