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Laudato siʼ, miʼ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;
beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ʼl farrà male.
Francesco dʼAssisi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mi lascio ispirare
Che meraviglia la parole di oggi, che ci mostrano Gesù mentre prega. Come pregava Gesù? Lodando e ringraziando.
Come tante volte comandato, implorato, proposto dai profeti lungo il corso della storia del popolo di Israele, Dio desidera per sé un sacrificio di lode, non la ritualità che offre il grasso dei montoni o dei buoi.
Desidera per l’uomo e la donna di preghiera l’apertura del cuore, che solo la gratitudine permette, e l’affidamento a Lui. Il cuore che loda, infatti, trasforma la realtà quotidiana. Riprendendo la più nota delle parabole, per l’anima grata il mondo è il campo nel quale ogni mattina il contadino getta i suoi semi, perché portino frutto. La lode trasfigura le parole, i gesti e gli eventi in occasioni di rivelazione dell’amore di Dio, che ci accompagna delicatamente.
Solo un occhio gentile e paziente può scorgere i segni di questa fedele presenza, che rifugge i grandi titoli di giornale e le dinamiche di ciò che immediatamente si mostra; piuttosto sceglie ciò che è piccolo, non scontato, forse addirittura nascosto.
Mettersi in sintonia con il cuore di Gesù che predilige i piccoli mette noi in comunione con il Padre, con la fonte della vita stessa. Attingendo a quella profondità, là dove la vita zampilla come acqua da roccia di montagna, si trova ristoro dalle fatiche e dalle sfide, che non ci vengono risparmiate, né vengono magicamente cancellate, ma che con il Signore possono essere portate, perché condivise da lui sotto il medesimo giogo. Nella sua mitezza e nella sua umiltà possiamo trovare ristoro.
Un cuore abitato dalla lode, che sa chiamare sorella la morte, come fece san Francesco nel suo Cantico, trasforma il mondo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Per che cosa senti di poter ringraziare il Signore in questo periodo della tua vita?
Quale fatica, quale affanno vorresti condividere con il Signore, perché lo porti insieme a te?
Come risuona il tuo cuore al modello di mitezza e umiltà che il Signore ci propone?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Ottobre
2021
Un cuore abitato dalla lode
commento di Mt 11,25-30, a cura di Diego Mattei SJ