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Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano,
ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.
Madre Teresa di Calcutta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Mi lascio ispirare
Oggi ci troviamo davanti a un momento di comprensione profonda da parte dei discepoli di cosa significa seguire Gesù e, come tutti i momenti di comprensione profonda, comporta una crisi.
Tutto inizia con la domanda del Signore ai suoi discepoli sulla sua identità. Chi è Gesù? Un profeta, un uomo illustre․․․ chi è veramente, al di là di tutto quello che si può dire su di Lui? Questa è una domanda per ciascun cristiano. Ciascuno di noi è chiamato a riflettere e purificare la sua immagine di Gesù, per non cadere nella trappola di costruirsi un Signore a propria misura. Come dice Pietro Gesù è il Cristo, è il Figlio di Dio, è il Dio fatto uomo: estremamente vicino alla nostra umanità ma allo stesso tempo supera ogni nostra comprensione. Quando cerchiamo di rinchiuderlo in una categoria finiamo in un vicolo cieco, perché Dio non si può chiudere in un concetto. Più che da capire, è qualcuno con cui entrare in relazione, che ci invita a seguirlo e ci mostra il suo Amore.
Ma proprio qui il Signore entra a gamba tesa con qualcosa che mette in crisi i discepoli, Pietro in primis. Seguire il Signore significa seguirlo fino alla croce e questo, non lo neghiamo, non è proprio un messaggio comodo e consolante. Croce significa morte. Gesù comprende che è necessario annunciare questo messaggio, ma chiarirne anche il significato profondo. Usa la metafora del perdere la vita e ritrovarla. Seguire il Signore significa seguire un cammino dove non si può prescindere dal dono della propria vita. Questo perdere la vita, che è un morire, è un dare la vita sapendo che solo una vita spesa, data, è vera vita. La vita è fatta per essere donata, non trattenuta. Ciascuno è chiamato dunque a comprendere in che senso Dio lo invita a dare la propria vita. Non necessariamente è un morire fisicamente: Dio non è un masochista che desidera che soffriamo per il soffrire. Per Gesù e per molte persona nella storia, è vero, dare la vita ha significato la morte anche fisica. Però questo perché la logica di giustizia, di Amore, e di dono di sé vissuta lungo tutta l’esistenza, li ha portati a scontrarsi con logiche umane di potere e a perdere fisicamente la vita. Sappiamo che non sono morti inutili per la testimonianza che portano.
Ma, ordinariamente, a noi il Signore chiede di dare la nostra vita in altri modi, uscendo dalle nostre comodità e paure, spendendoci generosamente per ciò a cui siamo chiamati giorno per giorno, affrontando con verità le situazioni. Anche questo è un dare la vita, e spesso è un lasciare morire qualcosa di noi, e non è facile.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi è veramente Gesù per me?
Chi, tra le persone che ho attorno, dà concretamente la vita, come ci indica il Signore?
Quali sono le comodità che mi chiudono, da cui il Signore potrebbe invitarmi a uscire?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Settembre
2021
Perdere la vita per ritrovarla
commento di Mc 8,27-35, a cura di Daniele Ferron