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L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo. Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla. Conta sui tempi lunghi.
Dietrich Bonhoeffer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Mi lascio ispirare
La reazione più immediata che può venire davanti a queste parole è quella dell’ansia. Sembra quasi che lo sposo – il Signore – passi a sorpresa, forse addirittura cercando di prenderci alla sprovvista. Una lettura più attenta ci mostra ben altro.
Questa parabola non porta l’attenzione al “quando” il Signore verrà, quanto piuttosto sul “come” dobbiamo vivere l’attesa, un’attesa in cui costruiamo già un rapporto personale con il Signore, ed è la nostra stessa vita. Ci aiuta a capire come si costruisce la relazione. Come sono nate e sono maturate le relazioni importanti della nostra vita? Da un incontro in cui siamo rimasti colpiti da qualcuno, a cui ne sono seguiti altri. Alcuni particolarmente belli, la maggior parte invece semplici eppure importanti.
La relazione è stata modellata poco a poco da me e dall’altro, un po’ come un pittore dipinge un quadro: senza fretta, sapendo che ogni minima pennellata è fondamentale in vista di un tutto, lasciandosi portare dal desiderio di costruire qualcosa di bello. Tanti gesti che sono tanti piccoli vasi, di dimensioni ridotte eppure tutti importanti.
Con il Signore non è diverso. Non sono i lunghi ritiri con i super predicatori che nutrono la mia fede, se non ci sono i piccoli momenti personali, anzi: a volte la carica emotiva delle belle omelie mi fa sentire un fervore che non ha sostanza. Sono i piccoli vasi che fanno di me una persona di fede. Sono i dieci minuti di preghiera al giorno che riesco a fare che danno corpo al rapporto che ho con il Signore. Anche non sono sempre fedele all’impegno, anche se li vivo con distrazione, anche se a volte sono aridi rimane il fatto che quei dieci minuti sono spesi per stare con Lui. Per far maturare la mia preghiera ci sarà poi tempo.
In questa ottica si capisce perché lo sposo rimproveri le ritardatarie in questo modo strano. Perché non dir loro «siete in ritardo, peggio per voi»? Perché il punto non è punirle. Rispondendo che non le conosce dice che al cuore del nostro rapporto c’è il bisogno che abbiamo noi e Lui di conoscerci. Conoscere il Signore: la salvezza è tutta lì.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come vivo le mie attese?
Quale incontro, quale relazione affido oggi al Signore?
Quale piccolo vaso posso riempire oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Agosto
2021
Il bisogno che abbiamo
commento di Mt 25,1-13, a cura di Leonardo Vezzani SJ