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Quel che noi ricordiamo della nostra condotta resta ignorato dal nostro vicino più prossimo; e quel che abbiamo dimenticato d’aver detto, o che magari non abbiamo mai detto, va a provocare l’ilarità fino in un altro pianeta; e l’immagine che si fanno gli altri dei nostri fatti e gesti non somiglia a quella che ce ne facciamo noi stessi, più di quanto somigli ad un disegno un confuso ricalco in cui a un tratto nero corrisponde uno spazio vuoto, e a uno bianco un ghirigoro inesplicabile.
Marcel Proust
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Mi lascio ispirare
Molti discepoli decidono di abbandonare Gesù. Definiscono duro il suo discorso. Il Signore, pertanto, interpella anche i dodici, gli intimi, coloro che si sono domiciliati presso la sua intimità, domandando se anche loro vogliano andare via. La risposta di Pietro conferma eppure aggiunge anche qualcos’altro: è vero, la parola del Signore è dura; tuttavia è una parola di vita. È un discorso che somiglia a una medaglia o a un Giano bifronte: ha due volti, la durezza e la capacità vivificante. È una parola difficile da ascoltare, eppure capace di restituire vita.
La parola fa da specchio a chi sono. Anch’io, infatti, mi scopro simile a un mosaico, composto da molte tessere: sono una moltitudine di esperienze stratificate nel corpo e nel cuore, un novero di significati che si sono susseguiti e accavallati, una rete di abitudini, una lista di passioni, una miriade di tratti del carattere, un certo modo di procedere, un’articolata sensibilità. Mi scopro di fronte a una molteplicità di nomi che mi definiscono. Una sola frase, una singola categoria non potrebbero bastare.
Eppure la Parola convoca la mia totalità: riunisce tutti i cocci della mia esistenza, facendomi sperimentare che sono un mosaico nelle mani di un artista, una creatura raccolta dalle mani del Creatore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali esperienze, significati, tratti, alla maniera di tessere di un mosaico, vanno a comporre il mio essere?
Quando ho sperimentato che la Parola raccoglie e accoglie tutto ciò che compone il mio essere?
Cosa affido oggi a questa Parola che raccoglie?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Agosto
2021
Raccolti dalla Parola
commento di Gv 6,60-69, a cura di Carmine Carano SJ