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Non dobbiamo essere la voce degli altri, dobbiamo spingere gli altri ad avere una voce.
Lia Varesio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 14, 13-21)
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Mi lascio ispirare
Sembra la storia di ogni incontro con Gesù. Nel deserto, nella tempesta, quando sembra che Gesù voglia solo ritirarsi in disparte, arriva un miracolo che non sappiamo interpretare, che etichettiamo con le nostre categorie… Ma subito ci rivolge la parola, ci fa ascoltare la sua voce, arrivata a noi grazie al suo sacrificio, arrivata a noi perché lui ha dato tutto affinché la sentissimo dopo duemila anni. Subito ci invita a metterci in gioco, a fare qualcosa in prima persona.
E la sua voce è sempre quella che invita al movimento, alla vita, che riconosciamo perché ha un retrogusto di calore, di coraggio, di amore. Ci armiamo allora di temerarietà, spinti dall’amore a seguire il suo modello. Ma vacilliamo subito dopo, dubitando di noi stessi, di aver ricevuto davvero così tanto amore da una persona. La voce della paura dell’inadeguatezza rischia di diventare sempre più forte della sua, voce che ci impedisce di andare avanti. Sarà poi vero? Non è che mi sono solo illuso di poter fare miracoli come lui? Non è che sono accecato dalla mia superbia?
E allora non ci resta che richiedere il suo aiuto, perché da soli i nostri cinque pani, i nostri due pesci non possono bastare… E l’aiuto viene, era già pronto; la mano ci afferra, la sua voce di nuovo conferma che è tutta questione di fede: nelle sue mani tutto si fa abbondanza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali pani e quali pesci da offrire posso riconoscere nel mio cammino spirituale?
In quale occasione mi è sembrato di aver fatto miracoli?
Come si distingue la Sua voce da tutte le altre che affollano la mente?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Agosto
2021
La sua voce
commento di Mt 14, 13-21, a cura di Rete Loyola (Bologna)