Ma che bel castello marcondirondirondello
ma che bel castè marcondirondirondà
del mondo è il più bello marcondirondirondello
del mondo è il più bello marcondirondirondà.
Filastrocca popolare
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,1-7)
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
Mi lascio ispirare
Una chiamata continua a guardarsi dentro:
radunare ciò che ci appartiene, potenziarne l’integrità e guarirne le ferite riconoscendone le peculiarità, il giusto nome, il nome proprio.
E poi rivolgere tutto ciò all’esterno – in-viare, cioè dirigere dentro – in una corrente circolare e continua nella quale rivelare l’integrità, la guarigione, la prossimità fisica e temporale della salvezza, della vita.
Tutto ha un dentro e un fuori e ogni fuori appartiene a un contesto più ampio.
Dio permea sia il dentro che il fuori e partecipa, prende parte alla nostra umanità, così regnando.
Riceviamo dunque il potere di integrare e guarire la nostra umanità, i nostri limiti e i limiti delle nostre situazioni, imparando dallo stile di Dio a dare un nome a ciò che abbiamo dentro, a scegliere come armonizzarlo e come viverlo pienamente durante tutto il corso della vita a partire da ciò che ci appartiene e di cui facciamo parte.
Questo ci compete.
Il resto al Re e alla Regina.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale nome hanno le emozioni e i pensieri che mi abitano oggi?
In che modo il Signore mi invita a integrare quello che ho dentro con quello che c’è fuori da me?
Cosa provo nel considerare di esser parte del cuore di Dio, di avere un mio posto, di essere da lui chiamato per nome?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Luglio
2021
Ma che bel castello!
commento di Mt 10,1-7, a cura di Mounira Abdelhamid Serra