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Il miracolo è la realtà umana vissuta quotidianamente, senza enfasi eccezionali, senza necessità di eccezioni, senza fortune particolari, è la realtà del mangiare, del bere, del vegliare e del dormire investita dalla coscienza di una Presenza che ha i suoi terminali in mani che si toccano, in facce che si vedono, in un perdono da dare, in soldi da distribuire, in una fatica da compiere, in un lavoro da accettare.
Luigi Giussani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
Mi lascio ispirare
Cosa il testo dice: Gesù si alza all’inizio, per uscire incontro al padre disperato, e alla fine la fanciulla si alzò. Alzarsi: il verbo della risurrezione include e stringe in sé tutte le scene. I miracoli di Gesù annunciano la sua morte (si è addossato i nostri dolori) e la sua risurrezione, ne sono un’anticipazione, non in Lui, ma nei suoi poveri. Due donne morte: una, perché muore da fanciulla, senza diventare adulta, cioè madre; l’altra, che perde sangue: maternità mancate, sterilità che si rinnovano. Immagini di una vita che non continua.
Entro nella scena: una scena avviene in mezzo alla gente, l’altra nella solitudine. Prende la mano, tocca il mantello: notare la fisicità del gesto. La carne viene redenta con la carne: “quel che noi abbiamo veduto, quel che le nostre mani hanno toccato․․․ ossia il Verbo della vita, noi lo annunciamo a voi”, dirà Giovanni. Noi tocchiamo, contempliamo, ascoltiamo per mezzo dello Spirito santo che riporta noi a quella scena, facendocela vivere sulla nostra pelle. Di più: mangiamo, nell’Eucaristia.
Rifletto: offro a Gesù le mie morti, quelle dei miei cari, quelle che sento e vedo dentro e intorno a me, tutte le situazioni incapaci di dare frutto.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale ambito della mia vita ho bisogno di chiedere al Signore di sperimentare nella carne la potenza della sua compassione?
Quale morte affido al Signore, oggi?
Di quale miracolo ringrazio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Luglio
2021
Tutti in piedi
commento di Mt 9,18-26, a cura di Ottavio De Bertolis SJ