Sandro Botticelli, La primavera (particolare) -
Non c’è nulla di nobile ad essere superiore a qualcuno. La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
Ernest Hemingway
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8,15-17)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.
Mi lascio ispirare
Tre movimenti animano il centurione. Un movimento d’amore: prendersi cura del proprio servo, preoccuparsi per lui, desiderare che le sue sofferenze terminino. Un movimento di umiltà: chiedere aiuto a un uomo che non si conosce e di cui non ci si sente degni. Un movimento di fede: rischiare la propria immagine, la reputazione, mettersi in cammino impiegando fatica e sudore, per qualcuno di cui ci hanno raccontato la grandezza. Sarà vero? Questi tre movimenti sono legati tra loro e singolarmente sono impossibili. L’amore vuole umiltà e fede. L’umiltà vuole fede e amore. La fede vuole amore e umiltà.
Il centurione decide di camminare verso Gesù, di mettere in gioco sé stesso per una parola del Signore. Lui è già salvato nel momento del primo passo, il Regno è già presso di lui, partecipa già al banchetto con Abramo, Isacco e Giacobbe. Il Regno, infatti, non è l’attesa di un futuro da guadagnare. È un modo di stare nella vita, che vuole i tre movimenti di amore, umiltà e fede danzare tra loro, intrecciarsi per dare forma ad ogni passo che facciamo. Continuiamo a camminare con e verso il Signore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come ci rapportiamo all’umiltà? Che tipo di fatica conosce il nostro cuore?
Quale è la nostra difficoltà nel fare dei passi verso Gesù?
Come si intrecciano amore, fede e umiltà nella nostra vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Giugno
2021
In movimento
commento di Mt 8,15-17, a cura di Pietre Vive (Roma)