- Photo by Angèle Kamp on Unsplash
Semplici e un po’ banali,
io direi quasi prevedibili e tutti uguali,
sono fatti tutti così
gli uomini e l’amore…
Come vedi tanti aggettivi
che si incollano su noi,
che non siamo poi cattivi.
Mina e Celentano, Acqua e sale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Mi lascio ispirare
Sappiamo davvero poco del protagonista di oggi. Neanche il nome in realtà ci aiuta, perché Bartimeo in aramaico significa semplicemente “figlio di Timeo”; quello che ci viene detto è che il modo per riferirci a questa persona è quello di parlare non di lui, ma del padre. L’altra cosa che sappiamo è che è cieco, e questa diventa l’unico tratto identitario. Non è più un uomo cieco, è il cieco.
Ci sono etichette pesanti che ci attacchiamo addosso l’uno all’altro, e che da caratteristiche personali più o meno gradevoli (ma più spesso meno) diventano l’unico modo attraverso il quale veniamo riconosciuti. Quello che succede di strano è che una volta che l’etichetta è stata attaccata tutto quello che facciamo e diciamo è visto in funzione di quella. Se ad esempio sono il simpaticone del gruppo, ci si aspetterà che io faccia divertire tutti sempre. Non importa se quel giorno sono triste, in maniera più o meno consapevole chi mi è intorno si aspetterà di essere divertito e rimarrà deluso se non lo farò. Perciò non è raro che per continuare ad essere importante per qualcuno mi adegui all’etichetta che mi ha attaccato addosso. Sono una grande comodità, perché mi tolgono il problema di conoscere davvero una persona: farlo chiede un tempo e un impegno che non è facile che sia disposto ad investire. Peccato però che mi perda anche tutta la bellezza che chi ho di fronte porta dentro di sé e che chiede di essere scoperta.
Il cieco di oggi non ci sta: quando sente arrivare Gesù grida il suo bisogno di essere salvato e non si adegua alle richieste di non uscire dal suo ruolo. Il suo saltare in piedi, il gettare il mantello, il suo camminare verso Gesù non sono i gesti che ci si aspetta da un mendicante cieco, ma lui sa che la sua cecità non lo definisce in quanto persona. La guarigione di Bartimeo inizia proprio con la sua liberazione dal ruolo che gli altri gli hanno attaccato addosso.
Chiediamo al Signore il dono della luce per capire quali sono le etichette alle quali mi adeguo e quelle alle quali chiedo agli altri di adeguarsi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con quale nome mi sento chiamato oggi?
Qual è l’ultima etichetta che ho scelto per qualcuno?
Di quale ruolo vorrei liberarmi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Maggio
2021
Questioni di etichetta
commento di Mc 10,46-52, a cura di Leonardo Vezzani SJ