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Tanto l’azione, quanto la contemplazione, infatti, debbono procedere dall’amore e tendere all’amore, sicché l’amore sia il loro principio, la loro pratica e il loro termine.
Louis Lallemant SJ
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,16-20)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Mi lascio ispirare
Come al solito si fa una gran fatica a comprendere il tempo in cui si sta vivendo.
Gesù ha lo sguardo dell’Amore e prepara i suoi discepoli a comprendere il tempo con lo visione dell’Eterno, di chi cioè non ha tempo ma lo crea, lo modula e per questo lo comprende.
Spesso siamo portati a considerare definitiva la condizione in cui viviamo, la buona notizia è che è un periodo, una stagione che si vive, un tratto di cammino, non è tutto il cammino; comprendendo questo usciamo dalla dimensione del chronos, del tempo che scorre, ed entriamo nella dimensione del kairos, il tempo opportuno.
La stile della con-templazione nell’azione diviene la chiave di discernimento del nostro presente e ci permette di andare oltre le gioie e i dolori per gustare la sostanza della nostra vita che è un’opera che supera anche noi stessi e può finalmente essere vissuta nel suo significato intrinseco di ritorno all’essenziale, a quella bellezza di cui ognuno è figlio e che spesso travolti dal ticchettio del giorno e della notte, dimentichiamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa è per me il poco di cui parla Gesù?
Come considero il tempo che sto vivendo?
Quale opportunità posso cogliere e offrire in questo momento della mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Maggio
2021
Sereno variabile
commento di Gv 16,16-20, a cura di Domenico Pugliese