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Quando parla il cuore, la ragione trova indecente obiettare.
Milan Kundera
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,22-30)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Mi lascio ispirare
La domanda che i giudei fanno Gesù è perfettamente comprensibile. A dire il vero è la richiesta che vorremmo fargli noi tutti: “Gesù, toglici ogni dubbio che tu sei il nostro salvatore”. Non abbiamo un buon rapporto con il dubbio, lo viviamo come un piccolo fallimento. Ogni mancanza di certezza granitica mette in crisi tutto, e ci illudiamo che ad una domanda del genere si possa rispondere con un sì o con un no.
Il fatto è che ci siamo convinti di essere “animali razionali”, come direbbero alcuni filosofi. In realtà grossa parte delle nostre vite è decisa su una base affettiva, e la razionalità non di rado serve a giustificare una scelta – giusta o sbagliata che sia – che nasce dal cuore. L’affettività però non dà nessuna certezza: chi mi può garantire che la persona di cui sono innamorato sarà con me per sempre? O chi mi può garantire che i desideri su cui mi gioco la vita oggi saranno gli stessi fra vent’anni? Nessuno. Eppure in molti aspetti della nostra vita ci affidiamo alla nostra interiorità.
Non esiste quindi risposta alla domanda che pongono i giudei. La ragione è fondamentale, ma mi accompagna fino a una soglia dove devo scegliere io se fidarmi o non fidarmi. Ed è proprio qui che sta la grandezza dell’essere umano, che non ha padroni a cui obbedire. Neppure alla certezza che chiediamo alla nostra razionalità. Quel dubbio che dentro di noi malediciamo è la garanzia che ci sarà sempre uno spazio di libertà in cui sarà la parte più vera di noi a dire il suo sì o il suo no.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale dubbio vuoi affidare oggi al Signore?
In quale occasione ho lasciato che la razionalità prevalesse sull’affettività?
Quale soglia mi trovo oggi davanti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Aprile
2021
Uno spazio di libertà
commento di Gv 10,22-30, a cura di Leonardo Vezzani SJ