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È la tua voce che mi tranquillizza. È il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi, quel nomignolo che mi riservi. È che sei tu. E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede. Per quanto cerchi di trattenermi, se si tratta di te io sono felice.
Carlos Ruiz Zafón
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,1-10)
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Mi lascio ispirare
Il pastore è colui che chiama le pecore e le conduce ai pascoli e all’acqua. Lui è la guida che apre cammini e trova nuove strade, è la porta attraverso cui passare. Restare nel recinto significa morire. La pecora se resta rinchiusa nel recinto muore perché non mangia e non beve. Quando viene il giorno, è tempo di uscire dal recinto per andare, dietro al pastore, ai pascoli della vita, ad abbeverarsi alla fonte della gioia.
Tra il pastore e le pecore c’è un legame d’amore e di reciproca conoscenza. È una relazione fatta di cura e di attenzioni. Quando è tempo di riposare, il pastore ci custodisce nel recinto, e al mattino ci invita a risvegliarci ed aprire gli occhi per non stancarci mai di seguirlo. Egli ci chiama per nome, ci ama in maniera personale. Il nostro nome ci dice chi siamo, racconta la nostra storia. Per i ladri e i briganti le pecore non hanno nome – e cancellare il nome vuole dire perdere la propria identità.
Gesù ci indica come riconoscerlo, come capire che lui è la porta. È la Sua voce che può salvarci. C’è nel nostro cuore una capacità di sentire e riconoscere la voce interiore della verità e distinguerla dalle altre. Diverse voci si affollano e ci confondono, ma la voce di Dio ci invita a camminare con lui. Ascoltare la voce di Dio significa riconoscere che lui c’è, e che desidera entrare in relazione con noi, perché ci chiama a stare con lui e a incamminarci con lui verso una vita nuova.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni sono rimasto chiuso nel mio recinto invece di uscire?
In cosa riesco a distinguere la voce di Dio che mi chiama per nome?
Qual è il pastore che seguo? Qual è il modello di vita che scelgo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Aprile
2021
Per nome
commento di Gv 10,1-10, a cura di Pietre Vive (Roma)