- Photo by Levi Guzman on Unsplash
Se riusciamo a perdonare ciò che gli altri ci hanno fatto...
Se riusciamo a perdonare ciò che noi abbiamo fatto agli altri...
Se riusciamo a prendere congedo da tutte le nostre storie. Dal nostro essere carnefici o vittime.
Solo allora, forse, potremo salvare il mondo.
Chuck Palahniuk
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6, 52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Mi lascio ispirare
Difficile per noi comprendere, ascoltando con l’orecchio della ragione… siamo tante volte giudei senza respiro a discutere di cosa vivere, di cosa nutrirci, come accaparrarci la vita… quasi disposti a sbranarci tra di noi per avere la meglio.
Cristo ha restituito il suo significato a “figlio dell’uomo” con la sua stessa carne, con la sua stessa vita.
Ecco che seguire quest’Uomo vuol dire tornare a Dio, tornare a un Noi di comunione, condivisione e pienezza: bere dal calice della vita vuol dire non risparmiarsi, lasciandosi per-donare e per-donando, a costo della morte, a costo della vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di quale condivisione posso nutrirmi oggi?
Quale comunione posso offrire e a chi?
Quando la mia razionalità mi ha impedito di comprendere nel profondo dove fosse la vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Aprile
2021
Per-donare
commento di Gv 6, 52-59, a cura di Mounira Abdelhamid Serra