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Non si tratta di sottomettere l’altro affinché egli riempia il proprio vuoto esistenziale, ma di rendersi disponibile ad accogliere la sua domanda più profonda e a trasmettergli l’eredità che si è ricevuta in prima persona.
Emanuele Iula
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 19,25-27)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Mi lascio ispirare
Stare, il verbo giganteggia all’interno delle frasi che descrivono gli ultimi istanti della croce di Gesù, nel vangelo secondo Giovanni. Stavano quattro donne. Avranno pianto? Avranno gridato? Avranno tra loro parlato elemosinando un briciolo di consolazione che le sostenesse al cospetto del corpo nudo e devastato? Forse. Non lo sappiamo, e non mi interessano ora i dettagli storici precisi. Il testo ci presenta un silenzio.
Stare, il verbo giganteggia all’interno delle frasi come il silenzio giganteggia all’interno del dramma brevemente tratteggiato. Il silenzio. C’è un silenzio che possiede il volto della timidezza, del ripiegamento, della confusione. C’è, però, un secondo silenzio che, per certi versi, può avere tratti in comune col primo, ma ne è anche distinto: è il silenzio dello stare. C’è il silenzio di chi sta, come le quattro donne presso la croce.
Mi è capitato e sarà capitato anche a te che stai leggendo di ascoltare una persona che stava guadando il fiume del dolore, un crocifisso o una crocifissa, un’ombra presso cui si era accovacciato il dolore. In quel momento che fare, che dire? Stare in silenzio, farsi – piuttosto che fare – presenza silenziosa – piuttosto che tante parole. Può sembrare poco, eppure di fronte a certi tormenti stare in silenzio è tutto, è la sola risposta. Stare in silenzio presso le croci che incrociano la nostra storia, stare in silenzio accanto a chi fronteggia la morte è già fare tutto il possibile.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni hai sperimentato lo stare in silenzio come sola risposta di fronte alla situazione di chi soffre?
Quali pensieri e sentimenti ti hanno abitato?
Qual è stata la tua reazione quando hai assunto quel comportamento, quella forma di ascolto, lo stare in silenzio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Aprile
2021
Il silenzio dello stare
commento di Gv 19,25-27, a cura di Carmine Carano SJ