Ph. Matteo Suffritti SJ -
E respirando brezze che dilagano
su terre senza limiti e confini,
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini.
E più in alto e più in là...
Lucio Battisti, Mogol
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 24,35-48)
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Mi lascio ispirare
Felice corsa di ritorno da Emmaus. Felice tristezza che ci ha donato di incontrarlo lungo la via. Felice il cuore che riconosce di battere e bruciare di un fuoco nuovo. Gli undici e gli altri con loro non possono arrestare il racconto dei due che si erano allontanati.
Realtà indigeribile: la sua presenza viva tra noi. Non come un’idea. Non come una suggestione. Non solo come una narrazione. C’è proprio il suo corpo in carne ed ossa. La sua voce fa delle nostre solitudini e paure un “noi”. Ci raccoglie in un corpo che respira al ritmo della sua brezza, la pace. Visto che non riusciamo a mandarla giù, lui dà l’esempio. Ancora una volta si rivela un mangione, amico di noi peccatori.
Testimoni della novità, cominciando da qui, per tutti. Il sogno pazzesco del risorto non ci è ancora del tutto chiaro. Ma entrando nella nube della scrittura sentiremo che il Figlio amato ci mette in dialogo con Mosè, con Elia e i profeti. Si parla di lui a vesti bianche. Sentiamo l’urgenza gioiosa di vivere trasfigurati dalla sua Pasqua.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ricordo una corsa felice. Quand’è l’ultima volta che ho portato o ricevuto una buona notizia? (ma buona davvero!)
Il risorto mostra le sue mani e i suoi piedi, mi invita a toccare e mangiare. A credere a ciò che vedo. Cosa provo?
Come posso, iniziando proprio da qui e ora, cominciare a vivere da figlio della pace, testimone della risurrezione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Aprile
2021
Ora figli dell’immensità
commento di Lc 24,35-48, a cura di Matteo Suffritti SJ