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Non passate nessun giorno senza un rischio.
Andate al dunque.
Esagerate.
Franco Arminio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Mi lascio ispirare
Troviamo proprio queste parole sul nostro cammino di avvicinamento verso la Pasqua, e non a caso.
I capi dei sacerdoti e i farisei si ritrovano per discutere di Gesù, che di fatto è un problema. Non è un’analisi sbagliata, quella che fanno: Gesù è realmente un rischio per il mantenimento dei delicati equilibri con l’invasore romano. Gli ebrei mal sopportano la presenza di un popolo straniero nella loro casa e non aspettano altro che un motivo per ribellarsi. E se fosse Gesù a guidare la rivoluzione? È necessario sbarazzarsene.
Questo ragionamento, che sembra logico, ha dentro di sé due problemi. Il primo è che si pensa di eliminare il problema della rivolta eliminando una persona. Un po’ come se per eliminare un problema alla macchina togliessi la spia che lo indica. Infatti la rivolta contro i romani esploderà lo stesso.
Il secondo problema nasce dal fatto che si vede in Gesù un sovversivo, un nemico dell’ordine pubblico, cosa che lui non è.
Il sinedrio vive nella paura e si sente circondato da nemici: i romani invasori, i loro stessi fratelli ebrei che seguono Gesù, e Gesù stesso con le cose che dice. Essendo però quello meno pericoloso, lo si può caricare di tutte le colpe. Gesù avrebbe potuto rimanere nascosto come un vero sovversivo, e tutti si aspettavano questo da lui – che cioè non partecipasse alla festa (si intende la Pasqua ebraica). Se avesse fatto così, però, sarebbe stato al gioco di guardie e ladri che voleva fare il sinedrio. Lo avessero preso o no sarebbe stato secondario, la sua fuga avrebbe mostrato al sinedrio che avevano ragione, il problema era lui, andava catturato.
Gesù nell’esporsi alla cattura spezza questa dinamica: non è un sovversivo, è solo Figlio. E quello che vuole fare il Figlio è annunciare l’amore del Padre. È l’amore ad essere sovversivo perché accoglierlo fa svelare le ambiguità del nostro cuore, porta alla luce le zone oscure che hanno bisogno di essere guarite. È per annunciare questo amore che guarisce che Gesù è disposto a giocare la vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale paura rischio di vivere, oggi?
Quale fuga oggi mi offrirebbe una falsa possibilità di libertà?
Per annunciare quale amore sei disposto a offrire la tua vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Marzo
2021
Gesù è realmente un rischio
commento di Gv 11,45-56, a cura di Leonardo Vezzani SJ