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Il sapere chi ce l’ha lo deve seminare come si semina il grano. Buttarlo sulla terra, sugli uomini... spenderlo. Il giorno in cui questo avverrà saremo veramente uomini sulla terra.
Andrea Camilleri
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Mi lascio ispirare
Tra la gente c’è il caos; la confusione di opinioni che si sovrappongono stordisce: qual è la verità su questo Gesù di Nazareth? Da una parte c’è il popolo che ascolta Gesù e accoglie le sue parole, in Lui vede davvero compiersi la promessa delle Scritture; dall’altra parte ci sono i soldati, energumeni al servizio del potere ma pur sempre uomini, capaci di lasciarsi toccare dall’incontro con Gesù; e infine i sacerdoti e i farisei, una categoria che cogita a priori senza recepire la realtà che li circonda.
Infatti la realtà di Gesù scuote, è una novità teologica che chi è troppo attaccato alla legge, alle regole, alla tradizione come i farisei, non può cogliere. Da un lato perché la sicurezza della propria conoscenza rende le cose più complicate di quelle che sono (“ti amo” – dice Gesù – è così semplice!), dall’altro perché è difficile credere al cambiamento. E quando la realtà è incredibile, perché il comandamento dell’amore che incarna Gesù lo è, allora è più comodo alterarla, adattarla ai propri schemi e ai propri confini, o fuggirla.
La verità è che per credere all’amore bisogna avere un cuore povero, occhi semplici e nudi di giudizi. Proprio come il popolo e i soldati, che non hanno certo studiato il Pentateuco a menadito, ma hanno la sapienza buona che nasce dall’esperienza. Solo grazie al fare esperienza di Gesù nella propria vita si può essere sapienti, nel senso di chi sa gustare la vita e trovarne senso. L’ha capito Nicodemo, sacerdote avulso dal contesto, il quale alla staticità della teoria e ai sermoni blasonati che inaridiscono, dopo aver ascoltato Gesù preferisce il dinamismo dell’esperienza dell’incontro.
Accogliere l’appello del Cristo all’amore vuol dire andare controcorrente, mettersi in moto verso la vita vera; e anche se all’inizio non sembra facile ma appare alquanto inconcepibile, strada facendo scopriamo che ne vale davvero la pena.
Chiediamo al Padre di donarci un cuore povero per credere, per lasciarci sconvolgere dall’amore incredibile di Gesù e diventare capaci anche noi, tra vicini e lontani, di dire “ti amo”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il mio rapporto con la legge, la tradizione?
Cos’è che m’ingabbia in schemi e leggi del passato?
Cosa provoca in me l’incontro con Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Marzo
2021
La sapienza che nasce dall’incontro
commento di Gv 7,40-53, a cura di Ilaria De Lillo