Ph. Matteo Suffritti SJ -
Con due righe scritte da un uomo si può fare un processo al più innocente.
Cardinal Richelieu
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Mi lascio ispirare
Mistero delle parole umane: costruiscono e descrivono il mondo, le nostre relazioni, la verità. Almeno ci provano. Spesso sbagliano. La parola è forse lʼarma più sottile e pericolosa, tanto più se usata in modo inconsapevole o per secondi fini. Gesù non ha paura di confrontarsi con quelli che si ritengono specialisti della parola. Non si perde né si confonde, rilancia loro una domanda: da dove vengono le parole che usate? Dove vi portano?
Gesù invita i suoi interlocutori ad ascoltare in profondità quello che Giovanni, Mosè, le scritture provano ad indicare. Nellʼintreccio delle parole e dei fatti, in modo sottile e potente il Padre sta parlando, con le parole dellʼamore che salva.
Cresce la nostalgia di rallegrarsi al fuoco buono di questa parola nuova ed eterna. Parola vera per me, per tutti. Rimanere immersi in questa realtà, non bagnarsi solo per un momento, nuotarci fino ad esserne trasformati davvero. Ma cresce anche la paura del cambiamento, il rischio dellʼirrigidimento, la confusione della volontà. Gesù non scapperà alla prova, testimonierà fino alla fine dei giorni quello in cui crede e di cui vive: lʼamore di Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Da dove vengono le parole che uso per giudicare la mia vita, quelli che incontro?
Che tipo di testimonianze cerco? Che tipo di testimonianze contribuisco a creare?
Che sentimenti provo davanti alle parole e al coraggio di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Marzo
2021
Parole che salvano
commento di Gv 5,31-47, a cura di Matteo Suffritti SJ