Ph. Meeting of day and night, Vian, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons -
Questo è un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce,
per il resto è solo fatica e una solitudine che annichilisce.
I marinai tornano tardi, Murubutu
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Mi lascio ispirare
Mi hanno detto che quel giorno tu eri veramente indignato quando nella prospettiva della liberazione la mia vita era ferma al contrappasso, il cuore abitato da false immagini di Dio, la coscienza incatenata, anche nel più povero sentire, all’acquisto di giustificazioni e carica di un giudizio non tuo, un giudizio di condanna.
Mi hanno detto poi che tu puoi rigenerare la mia vita se pur io l’ho distrutta e lo puoi fare nel tempo che io mi accorga che esistono la notte e il giorno e che il ripetersi di ciò lo conferma.
Mi hanno detto anche che tu conosci le mie fragilità e ne fai esperienza diretta senza che ti venga raccontato nulla:
mi conosci e sai che la mia fede è sempre troppo poca, aumentala.
Aumenta la mia fede affinché non io contratti la mia salvezza, ma la colga come dono.
Aumenta la mia fede affinché non abbia paura di riconoscere dove sto demolendo e abbia il coraggio di mettere nelle tue mani la mia memoria, il mio intelletto e il mio volere e così possa costruire.
Aumenta la mia fede affinché io abbia la capacità di cogliere la tua presenza e di seguirti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Su cosa sono portato a contrattare la mia posizione invece che ammettere la certezza di essere amato così come sono?
Cosa sto demolendo nella mia vita e in che modo sto affidando alla creatività di Dio?
Quali segni sono indicazioni che il Signore mi sta dando affinché comprenda la via che sto percorrendo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Marzo
2021
Se mi chiedi: resti o vai?
commento di Gv 2,13-25, a cura di Mounira Abdelhamid Serra