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Sappiamo che, se vogliamo veramente amare, dobbiamo imparare a perdonare.
Madre Teresa di Calcutta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mi lascio ispirare
Questo è il passo del discorso della montagna, quando Gesù, ripetendo più volte «avete inteso che fu detto, ma io vi dico», dichiara di non essere venuto per demolire la legge dei profeti, ma per darne compimento. Il «ma» usato, infatti, non contraddice quanto è stato detto, ma lo chiarisce e lo completa.
Egli dice di superare la giustizia dei farisei, cioè la giustizia rigidamente legata alla legge, intrisa di un’ipocrisia formale che rispetta la norma ma non rispetta l’altro. Gesù ripropone la legge come Legge di Dio, patto di alleanza con gli uomini: il suo compimento non è attraverso il dominio degli altri, ma attraverso il servizio agli altri.
Prosegue con il comandamento di non uccidere, dal quale mette in guardia, e dice qualcosa di più profondo: esistono molti modi per uccidere l’altro. L’ira, il disprezzo, la rottura della fraternità: tutte sono alla base dell’annientamento dell’altro nella sua dignità di figlio di Dio. Ma l’altro allora chi è? Non è il nemico? Non è l’inferno? Il compimento della legge è qui: guarire il nostro cuore perché l’altro sia fratello, perché abbia verso l’altro gli stessi sentimenti che ha Dio… tutt’altro che un insieme di norme sottili e di disquisizioni.
Gesù ci ricorda che l’amore per Dio non può prescindere dall’amore per i fratelli. Stare nella grazia è vivere da figli amati e vivere questa verità nei rapporti con gli altri.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo vivi il rapporto con la legge?
Come ti approcci all’altro? Quando provi disprezzo e ira?
Se ti vedesse una persona che non ti conosce, le tue relazioni, gesti e parole cosa pensi direbbero di te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Febbraio
2021
Ma l’altro allora chi è?
commento di Mt 5,20-26, a cura di Pietre Vive (Roma)