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Ogni nuovo incontro è una specie di correzione che ci riconduce a quello che avevamo ben veduto. Non ce ne ricordavamo più, tanto ciò che si chiama “ricordarsi di una persona” è in realtà dimenticarla.
Marcel Proust
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Mi lascio ispirare
Avviene un gioco di specchi che parte da un paio di domande poste da Gesù ai discepoli. Fa un sondaggio. Chiede cosa pensi di lui la gente: stando a sentire le persone che lo hanno incontrato o hanno sentito parlare di lui, quale identità viene fuori? Cosa si pensa in giro di Gesù? Emergono differenti opinioni: il Battista, Elia, uno dei profeti. Circolano varie interpretazioni che concorrono a definirlo.
Gesù rincara la dose. Rivolge la domanda chiamando in causa i discepoli che ha di fronte, li interpella direttamente. Agli occhi dei discepoli, chi è Gesù? Vivendo accanto a lui, gomito a gomito, quale esperienza e quale visione hanno di lui? Risponde Pietro: il Cristo di Dio. Poco dopo, tuttavia, una precisazione: Pietro trova la risposta all’interno della relazione col Padre.
Qui comincia il gioco di specchi. Pietro, rapportandosi a Dio, conosce l’identità di Gesù e la afferma; Gesù a sua volta, dopo aver ascoltato Pietro, lo definisce la pietra su cui costruirà. Pietro conosce Gesù e Gesù rivela Pietro. Gesù si trova in Pietro e Pietro in Gesù.
È un gioco di specchi. Col passare del tempo mi comprendo, mi conosco, faccio esperienza di me, e al tempo stesso faccio esperienza di essere consegnato a me. Quando, fermandomi a contemplare chi sono e cosa capisco di me, mi ritrovo faccia a faccia con me, posso diventare consapevole che chi sono io, la mia identità non parte da me. Non sono l’origine di me, non sono l’inizio. Mi scopro piuttosto consegnato a me, e quindi già da sempre in relazione.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione hai fatto esperienza di conoscere qualcosa di te attraverso la relazione con qualcun altro?
Quale posto occupa l’esperienza di essere in relazione con gli altri e con Dio nella tua vita?
Quale relazione poni oggi sotto lo sguardo del Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Febbraio
2021
Ritrovarsi in Cristo
commento di Mt 16,13-19, a cura di Carmine Carano SJ