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Da architetto devo dire che considero la distanza una grande maestra. Insegna tutto: è un elemento magistrale nel bene e nel male. I suoi effetti, simili a quelli della luce, sono definitivi.
Tobia Scarpa
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3,7-12)
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Mi lascio ispirare
Immaginiamo questa folla di uomini e donne, che lasciano le loro case e si mettono in cammino. Sono galilei e giudei, abitanti di Gerusalemme e dell’Idumea, vengono da luoghi lontani come le fenicie Tiro e Sidone o da oltre il Giordano. Persone tra loro molte diverse, per esperienze, storie, cultura, ma accomunate dalla stessa motivazione: vanno da Gesù.
Che cosa li spinge ad affrontare i rischi e i disagi del viaggio? Hanno sentito parlare di quello che Gesù ha compiuto, delle persone che ha guarito, come la suocera di Pietro o l’uomo dalla mano paralizzata. Anche loro hanno bisogno di essere guarite e per questo non hanno esitato a partire: ne va della vita!
Di fronte a questa situazione, Gesù chiede di preparare una barca, per non essere schiacciato dalla folla. Schiacciato fisicamente certo, ma soprattutto perché la sua parola, l’annuncio del Vangelo, non sia schiacciato dalla ricerca di una risposta immediata, per quanto importante. Gesù è venuto a salvarci, a prendersi cura non solo dei nostri bisogni fisici, ma anche di quelli più profondi, di quelli del nostro spirito.
Ma se lo schiacciamo sulle nostre necessità, se cerchiamo di possedere, invece che ascoltare e accogliere, allora sciupiamo la parte più preziosa del suo dono. Ecco che la barca non serve tanto a proteggere Gesù quanto noi, perché vi sia la distanza necessaria a far risuonare la sua parola di salvezza anche lì dove neanche sospettiamo di averne bisogno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In questo momento che cosa è così importante nella mia vita da spingermi a mettermi in viaggio?
Quali parti della mia vita hanno bisogno di essere guarite?
Quale folla rischia di schiacciare il mio Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Gennaio
2021
La distanza necessaria
commento di Mc 3,7-12, a cura di Giuseppe Riggio SJ