La chiamata di san Matteo, Marinus Claesz van Reymerswaele -
Quando uno sente la misericordia di Dio, ha una grande vergogna di se stesso, del proprio peccato.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 2,13-17)
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti, infatti, quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Mi lascio ispirare
Mentre Gesù passa c’è Levi, c’è un banco delle tasse, c’è una professione che è più che altro uno stile di vita arrogante, arrivista, predatorio e violento.
Cominciamo la preghiera sedendoci al nostro “banco delle imposte” e lasciamoci incontrare e sentiamoci chiamare da Gesù proprio mentre stiamo estorcendo per noi stessi (questo era il peccato pubblico dei pubblicani) qualcosa agli altri. La potenza delle parole di oggi è semplicemente questa: Gesù mi chiama non quando mi metto la maschera della rispettabilità ma proprio nel momento in cui sono nell’abisso della mia lontananza dal bene e dall’umano, lontananza che può essere di tanti generi e manifestarsi in tante forme.
Levi si alza e lo segue… Perché? Perché sento che, pur sapendo di essere lontano (o forse, pur volendo essere lontano), qualcosa in Gesù mi attrae? La vita e le mie scelte fino ad ora mi hanno deluso? Non sono state all’altezza? O forse in Gesù intravedo una promessa di avvenire? Qualcosa di nuovo rispetto al piattume e al non senso dei miei giorni?
Il primo effetto dell’alzarsi di Levi e del suo seguire Gesù è che Gesù va da Levi, a casa sua (e non viceversa). Levi è toccato sul vivo, fino in fondo; Gesù fa sul serio, lo desidera e desidera entrare in relazione profonda con lui lì dove Levi si trova. Quella di Gesù non è una forma di marketing religioso (una strategia per fare adepti) e lo mostra mettendoci la faccia.
Il comportamento di Gesù, infatti, provoca dissenso poiché si discosta dalle norme consuete: non si deve condividere nulla con i peccatori. Ma a Gesù interessa Levi, né le norme né il peccato di Levi e dei suoi commensali, vuole proporgli un altro stile di vita e un altro tipo di relazione fondamentale che piano piano lo guarisca dalla malattia che lo aveva colpito.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Penso al mio (o ai miei) banchi delle imposte: i luoghi da cui mi relaziono con gli altri in maniera predatoria e violenta…
In quali occasioni mi capita o mi è capitato di sentire attrazione nei confronti di Gesù?
Con quali persone non mi siederei mai a tavola? Come mai?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Gennaio
2021
Un banco da lasciare
commento di Mc 2,13-17, a cura di Andrea Piccolo SJ