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la gente adulta spesso non vuole sapere
è pieno di morti viventi là fuori
scritta nel dna
la legge è semplice e crudele
nessun paradiso solo la vita
si rinasce se si impara a morire
Alessandra Racca, Requiem di primavera
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Mi lascio ispirare
Il nostro corpo ha una memoria, tiene traccia di tutto; noi non ce ne rendiamo neanche conto, ma i nostri gesti, le parole che scegliamo, rivelano tutto: i pesi, le fatiche, le ferite. La pelle è ciò che ci fa da confine. Il confine di quest’uomo è stato violato e tutto il suo dolore si riversa fuori. Non può nasconderlo, non riesce a trattenere nulla. Non ha più nulla con cui coprirsi, nulla può bastare, perché la sua stessa carne cade in pezzi.
Senza un confine, ogni contatto diventa sofferenza, persino una carezza – per questo non gli resta altro che l’isolamento. Chi si vive come una maledizione non può che tenersi a distanza. C’è una regola non scritta a cui ci si attiene da sempre, che ci dice che è bene mostrarci forti, che è sbagliato chiedere aiuto, e invece è proprio infrangendo questa regola che il lebbroso può smettere di morire.
Dice «se vuoi» perché in fondo teme di non meritare quella cura. Ma nonostante questo trova il coraggio di chiedere quello che desidera di più, di chiedere una cosa impossibile, mostrandosi ai piedi di Gesù con tutto lo schifo che si porta dentro. Gesù non sopporta di vederci ridotti in questo stato, non ha paura di contaminarsi, e si fa carezza proprio dove fa più male. Prende il nostro posto, diventa lui l’uomo costretto a morire, a isolarsi, a stare fuori, perché, come spesso accade, poi noi dimentichiamo di fare quello che andava fatto.
La legge prevedeva che il lebbroso offrisse un sacrificio per la sua purificazione. E allora Cristo diventa quel sacrificio mancato – e il lebbroso, che prima si teneva in disparte, non può che essere viva testimonianza di salvezza. Il suo corpo è ora tutto un segno visibile di benedizione per gli altri, la sua pelle rifiutata è ora accolta.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo credi che lui voglia salvarti, in che modo ti rende degno d’essere amato proprio nel confine di carne che è la tua vita?
Dove ti fa male?
Come puoi raggiungere chi si sente escluso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Gennaio
2021
Se vuoi
commento di Mc 1,40-45, a cura di Caterina Bruno