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E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare,
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Franco Battiato
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Mi lascio ispirare
L’episodio di oggi è particolarmente significativo, perché nella sua brevità contiene già tutta la parabola di una vita. È scandito in tre passi, che potremmo vedere dipinti nel trittico di una pala d’altare di qualche Chiesa trecentesca; oppure contenuta in una poesia di tre parole: desiderio, incontro, racconto.
I due discepoli siamo noi, che portiamo nel cuore un desiderio di vita, che talvolta chiamiamo sete di senso e significato; talaltra fame di felicità. Gesù cammina sui sentieri dei cuori che aspirano a un di più e lì si fa incontrare.
A noi, che siamo alla ricerca di qualcosa di bello e vero, lui rivolge la più semplice delle domande, la più profonda delle sollecitazioni: «Che cosa cercate?» Che cosa cerchiamo nei nostri slanci, nel lavoro, nelle relazioni, nei progetti, nei sogni ad occhi aperti, nelle attese? Che cosa abbiamo cercato nel deserto e nella prova di questi lunghi mesi, nelle feste natalizie che si stanno concludendo, così strane e al tempo stesso così essenziali?
Con lui, ciò che portiamo nel cuore si trasforma in Vita piena, in Vita riconosciuta e assunta: i talenti, le debolezze, i limiti e i desideri. Ciò che siamo e possediamo si trasforma. Il Signore non propone ai discepoli di aggiungere o togliere qualcosa, quasi che la sequela richiedesse un test previo, una prova di ammissione per dimostrare di esserne degni; apre una porta, quella di casa sua e invita a entrarvi. Niente di più, ma anche nulla di meno.
Dimorare con lui, restare con lui, abitare nella sua casa trasforma e colma di meraviglia il cuore dei discepoli. Così può essere anche per noi. Cambia il racconto di ciò che ci sta a cuore, di ciò che condividiamo con gli altri, perché non abbiamo più il timore di non essere capiti o di doverci difendere, di dover attaccare per primi, ma con semplicità possiamo dare ad altri ciò che abbiamo scoperto come significativo.
Raccontare della bellezza e dell’importanza che Gesù ha nella nostra vita non è un dovere, ma una possibilità, per noi di essere autentici, per gli altri di conoscere qualcuno che potrà cambiare la loro vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa stai cercando nella tua vita?
Che cosa racconteresti a Gesù dei tuoi desideri?
Se potessi raccontare a qualche amico della tua relazione con Gesù, quali parole useresti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Gennaio
2021
Desiderio, incontro, racconto
commento di Gv 1,35-42, a cura di Diego Mattei SJ