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La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce.
dal film Harry Potter e il prigionero di Azkaban
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Mi lascio ispirare
Anche quest’anno si chiude, un anno davvero pesante e orribile, dice qualcuno. Abbiamo forse vissuto quello che altri popoli della Terra sperimentano continuamente, ogni anno, non solo in quello che sta finendo. Con la pandemia anche noi ci siamo ritrovati come rigettati indietro di decenni, per non dire di secoli! Abbiamo sperimentato cose che leggevamo solo sui libri: quarantena, isolamento, sanificazioni, distanziamento, e soprattutto tanto dolore, tanta malattia, troppi morti! Come in una guerra o come in una pestilenza (appunto!), non c’è famiglia che non pianga una persona cara, amica o parente, confratello, consorella o benefattore. Ma che senso ha tutto questo? Probabilmente nessuno…
Tuttavia, la liturgia natalizia, caparbia e un po’ sfacciata, ci mette di fronte, ancora e di nuovo, al verbo che si fa carne, osa affermare che – nonostante tutto – c’è un senso nella storia: «in principio era il Verbo», la Parola, il senso, il significato di tutto: «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste»!
Come ci appare assurda e quasi una provocazione questa frase… qual è il senso della morte dell’innocente? Ma si può dire di qualsiasi morte!
Muti, dobbiamo restare muti di fronte al dolore, rispettare con dignità la morte di ogni persona, certo, non solo i morti per Covid.
Tuttavia la liturgia, caparbia e un po’ sfacciata, ci spinge un passo più avanti: così come è necessario piangere con umile compostezza i morti per qualsiasi malattia o causa, così è altrettanto umano e necessario “elaborare il lutto”… ma che significa?
Ebbene, trovare un qualche senso a ciò che abbiamo sperimentato, trovare che il dolore può anche insegnare qualcosa, riagganciarci ad un significato, al Verbo di Dio fatto uomo… così nascono associazioni benefiche, gruppi creativi, attività solidali; spesso, dal dolore elaborato nasce qualcosa di nuovo che, in genere, coinvolge altri, si fa attenzione fuori di noi, apertura e speranza. Una luce nelle tenebre, direbbe il Vangelo di oggi.
Perché avviene tutto questo? Io sono convinto che è la forza della vita o, appunto, del Verbo di Dio all’opera nella storia.
Proprio perché «tutto è stato fatto per mezzo di lui», lo siamo anche noi e, quindi, in fondo al cuore, non ci possiamo arrendere al non senso! Troviamo una piccola luce che brilla nelle tenebre dell’assurdo, ecco come partecipiamo anche noi alla trasformazione della realtà.
Ecco come si può fare un bilancio dell’anno a partire dalla parola della liturgia odierna e non concludere che è stato un anno orribile, ma un anno in cui le contraddizioni della storia, ancora una volta, ci hanno provocato e costretto ad uscire da comode rispostine, a prendere posizione; ci hanno impegnato con cuore disponibile e saggio a scavare dentro il dolore per trovare il senso, la presenza del Verbo fatto carne.
Sì, è vero la lotta è ancora aspra e non è finita con un anno più o meno funesto, come si dice… Proprio per questo abbiamo bisogno di sentire di nuovo la forza di questa Parola e di aderire ad essa con il cuore e con le mani!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Dove mi sento chiamato a portare la luce del Signore, oggi?
Dove trovo una luce per me?
Per cosa ringrazio e lodo, guardando all’anno passato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Dicembre
2020
Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità
commento di Gv 1,1-18, a cura di Stefano Titta SJ